La Nuova Sardegna

Sassari

Una sola voce: no al commissariamento

di Paoletta Farina
Una sola voce: no al commissariamento

Dalla seduta aperta arriva la richiesta pressante alla Regione di far vivere gli enti intermedi fino alla scadenza naturale

11 giugno 2013
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SASSARI. No al commissariamento: le Province devono rimanere in vita fino alla scadenza naturale. È un messaggio forte e chiaro quello che ha lanciato il consiglio provinciale alla Regione che entro il 30 giugno dovrebbe approvare la legge di riordino degli enti locali. La paura è che arrivi una morte prematura, dopo le proroghe concesse, via via, per le Province. «Invece non si può cancellare con un colpo di spugna organi democraticamente eletti, non si può viaggiare sull’onda del populismo e della demagogia, non sono le Province gli enti pubblici “sciuponi”». Parole messe nero su bianco in un ordine del giorno votato all’unanimità dai consiglieri, che ieri sul tema “riforma” hanno tenuto una seduta aperta allargata ai rappresentanti regionali eletti nel territorio, compreso l’assessore agli Enti locali Nicola Rassu, al Consiglio delle autonomie locali e all’Unione Province sarde, presenti con i propri presidenti Gianfranco Ganau e Roberto Deriu. Tutti soggetti coinvolti nel marasma legislativo creato dal referendum del maggio 2012 che ha soppresso le quattro province sarde istituite con legge regionale e dall’ondivago comportamento del governo Monti, secondo il quale gli enti intermedi prima dovevano essere soppressi, poi accorpati, fino alla decisione di rispettare la scadenza naturale. Manderemo il documento ai presidenti della giunta e del consiglio regionale Ugo Cappellacci e Claudia Lombardo, oltre che a tutti i consiglieri – ha annunciato Enrico Piras, che presiede l’assemblea dello Sciuti –. Occorre un disegno di riforma adeguato e condiviso»

Per il Consiglio una nuova articolazione degli organi dello Stato, infatti, può passare solo attraverso una revisione che coinvolga le associazioni di Province e Comuni. Perché ci sono da riscrivere con precisione competenze e dotazione economica . «E gli enti intermedi riformati, dovranno comunque essere governati da organi eletti dai cittadini».

L’assessore Nicola Rassu ha cercato di calmare le acque sull’ipotesi di commissariamento che agita i sonni delle Province. «I costituzionalisti interpellati hanno dato parere contrario. E la posizione della giunta regionale è nota: propone di andare alla scadenza naturale. Anche io sono convinto che non si possa abbassare la serranda e chiudere il negozio».Roberto Deriu, presidente della Provincia di Nuoro, ha dato notizia di un nuovo passaggio giudiziario del referendum: il 23 luglo prossimo, davanti al Consiglio di Stato si terrà un’udienza nel corso della quale i rappresentanti delle Province di Ogliastra, Gallura, Nuoro e Cagliari e Ups chiederanno di rimettere gli atti alla Corte costituzionale per verificare la legittimità costituzionale delle abrogazioni referendarie.

Molto duro il sindaco Gianfranco Ganau, presidente del Cal: «Credo che se avessimo indetto un referendum sull’abrogazione della Regione, la gente si sarebbe espressa a favore. Gli enti locali passano per spreconi, ma negli ultimi anni hanno risparmiato 850 milioni mentre la pubblica amministrazione ha speso 35 miliardi in più. Le Province non si possono sostituire e chi lo pensa è in malafede».

Dai consiglieri regionali Mario Bruno, Daniele Cocco, Gavino Manca, Luigi Lotto, Giacomo Sanna, Massimo Mulas e Franco Cuccureddu un ulteriore contributo al dibattito. Ma il tempo stringe ed e la Regione a dover decidere. In fretta.

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