La Nuova Sardegna

Sassari

Protestò sulla gru, la sua voce si è spenta

di Vannalisa Manca
Protestò sulla gru, la sua voce si è spenta

È morto l’imprenditore Daniele Delogu che da 10 anni vantava crediti dallo Stato: era custode giudiziario di mezzi rimossi

01 luglio 2013
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SASSARI. Nei mesi scorsi era salito sulla gru per gridare la sua disperazione: lo Stato lo ha tradito, non gli ha mai pagato un centesimo dell’attività che per dieci anni ha svolto proprio per conto dello Stato. Ma ieri mattina, il cuore di Daniele Delogu, 61 anni, ha cessato improvvisamente di battere.

Si è portato dentro stress e amarezza e una rabbia infinita. Tanta ne ha accumulata negli anni, da quando aveva avviato l’attività imprenditoriale che immaginava redditizia. Il 31 gennaio di quest’anno Daniele Delogu era salito, ancora una volta, su una gru a Predda Niedda per attirare l’attenzione su un problema che gli ha rovinato la vita, fino a consumargli il cuore.

Più di dieci anni fa, l’imprenditore Delogu aveva avuto l’incarico dal tribunale di affidamento dei veicoli in custodia giudiziaria. Lui prelevava i mezzi e li custodiva all’interno del suo capannone, in attesa che i proprietari chiudessero le loro beghe giudiziarie e ritornassero in possesso dei mezzi. Diverse centinaia di auto, qualche decina si trova ancora nel terreno di Delogu, insieme a una ventina di motorini che erano stati rimossi e mai dissequestrati.

Una normale attività della quale - come ricorda l’avvocato Maria Gabriella Bertoncelli - Daniele Delogu andava molto orgoglioso. Lavorare per lo Stato la riteneva una fortuna: lo Stato tarda a onorare i suoi conti, ma prima o poi lo farà. Si era sempre detto questo, Daniele Delogu, forse lui invece era stato poco attento a preparare carte da esibire nei vari uffici e onorare quella “santa” burocrazia che le carte le ha ingarbugliate. Probabilmente non ha saputo attivarsi nel modo giusto dentro la farraginosa attività degli uffici pubblici.

Dopo anni di silenziosa battaglia, Daniele Delogu non ce l’ha fatta più. L’inverno scorso è salito su una gru, minacciando di buttarsi, poi è stato dissuaso dagli amici e dal suo avvocato Bertoncelli. Il legale, seguiva nel frattempo l’istanza in tribunale davanti al giudice dell’esecuzione, sperando di chiudere la partita. Non se n’è fatto niente, si è sentita rigettare l’istanza perchè, passati i dieci anni, queste attività finiscono in prescrizione.

Daniele Delogu era risalito sulla gru e anche a fine gennaio era stato convinto a scendere. «Mi sono spaventata - dice l’avvocato Bertoncelli -. Quel giorno ho capito che quest’uomo era sfinito anche psicologicamente. Ha subito uno stress tale che ha gravato sul suo stato di salute. Non sopportava di essere stato tradito dallo Stato. Lui che aveva sempre lavorato con serietà. Un pesante fardello che lo ha portato alla morte». E pensare che non si parla di cifre milionarie, alla fine sarebbero potute essere anche 50mila euro, per chiudere i conti.

Era stata quindi aperta una causa per indebito arricchimento dello Stato. Il 27 giugno c’è stata la prima udienza, la seconda era fissata per il 17 luglio. Ora non si sa che fine farà quella causa e se mai la famiglia di Daniele Delogu vedrà quei soldi.

Anzi, dovrà semmai battagliare contro Equitalia, come dice il commercialista Mario Spensatello dello Studio Associato Aspi Consul, che assiste la famiglia Delogu nel tentativo di cancellare un pignoramento. Un’altra vicenda, che con quella contro lo Stato non c’entra, ma che alla fine ne è strettamente legata. Vicende che hanno indebolito la forza di Daniele Delogu e stavolta a tradirlo è stato il cuore.

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