La Nuova Sardegna

Sassari

Dalla Sicilia per una rapina: condannati

di Elena Laudante

Cinque catanesi e una sassarese erano stati bloccati davanti alle Poste di Ittiri prima dell’irruzione

03 luglio 2013
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SASSARI. Per la rapina imperfetta alle Poste di Ittiri erano arrivati da Acireale, Catania, in cinque. Con l’appoggio della sassarese Rita Pulvirenti, avevano trascorso quattro giorni a passare e ripassare in auto davanti all’obiettivo designato. Si erano attrezzati come meglio potevano - due cacciaviti lunghi 20 centimetri e un coltello da cucina, stessa lama. E poi, l’occorrente per immobilizzare clienti o cassieri: cinque rotoli di nastro adesivo marrone, tre paia di guanti da lavoro, seghetti ad arco con lame di ricambio, tre taglierini, persino la parte metallica di una piccozza da muratore. Una spesa che non è servita ai siciliani in trasferta per il colpo mancato a Ittiri: i carabinieri li pedinavano - tra il 15 e il 19 gennaio scorso - e prima di fare irruzione li hanno presi in flagrante. Ieri il giudice dell’udienza preliminare Carla Altieri ha condannato i componenti di quel gruppo per tentata rapina aggravata. Pena salata - tenendo conto del rito abbreviato - per i tre con la maggior esperienza criminale, i recidivi Gaetano Bella, 36 anni di Acireale, Giovanni Cantarella, 28, Giuseppe Leotta, 40: sono stati condannati a 4 anni e 2 mesi. Tre anni e 2 mesi inflitti a Domenico Patruno, 35 anni; 2 anni e 4 mese a Patrizia Pulvirenti, sassarese di 34 anni, e a Domenico Patruno, siciliano di 35. Per loro, in aula ieri, c’erano i difensori Riccardo Floris, Agostinangelo Marras, Claudio Mastandrea.

Alla fine della sua requisitoria il pm Giovanni Porcheddu aveva sollecitato pene leggermente più alte, 6 anni per i primi tre imputati, quattro per gli altri.

Il gruppo era stato arrestatoil 19 gennaio dai carabinieri del comando di Sassari proprio davanti alle poste di Ittiri, in via Marconi, mentre aspettavano l’apertura (erano le 8,30) per fare irruzione, e magari il colpo grosso. Si erano alzati di buon’ora per pedinare la direttrice dell’ufficio, dopo averlo studiato per quattro giorni. Dal 15 gennaio “perlustravano” in auto la zona, controllava orari e operazioni di carico e scarico che avvenivano sulla rampa d’accesso all’ufficio. Insomma, doveva essere un blitz da film, preparato nei minimi dettagli. Con tanto di nastro adesivo a volontà per immobilizzare eventuali ostaggi. Ma è andata diversamente.

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