La Nuova Sardegna

Sassari

Bosa: conservare l’ambiente. Così si valorizza un territorio

Flavio Soriga
Bosa: conservare l’ambiente. Così si valorizza un territorio

L'isola sta correndo il rischio di vedere distrutta la sua più grande ricchezza, il paesaggio

04 agosto 2013
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Dice il sindaco di Bosa, e giustamente, che nessuno ha il diritto di decidere da un salotto lontano quale futuro è possibile per la sua comunità. Non sono quattro scrittori cagliaritani, sassaresi o romani che possono guidare per mano i locali verso un futuro più attento all'ecologia e all'armonia architettonica, evitandogli di finire nelle grinfie di qualche speculatore senza scrupoli. L'idea che gli illuminati giudichino da lontano cosa una comunità può fare per costruirsi un futuro di benessere e cosa no è obbiettivamente antidemoratica e ingiusta: si può avere studiato storia dell'arte e letteratura e sociologia per tutta la vita, ma se si parla della mia campagna io cittadino di Bosa devo poter dire la mia, anche se ho la terza media e non ho mai viaggiato o letto un saggio di urbanistica. Eppure le cose non stanno soltanto così. Questa è una faccia della medaglia: il fatto cioè che, in democrazia, un'idea per essere giusta deve anche avere consenso, e cioè che gli intellettuali non devono soltanto essere convinti di avere ragione, ma devono anche farsi capire, e cercare di convincere gli altri, argomentando e ascoltando le ragioni altrui. L'altra faccia della medaglia, però, è che se lasciassimo fare alle comunità locali sempre e comunque, il nostro ambiente sarebbe distrutto nel giro di pochi anni. E non lo dico certo per sfiducia preconcetta verso i miei conterranei, ma per quello che hanno insegnato gli scorsi decenni, non solo in Sardegna, ma in tutto il mondo: laddove si lascia libertà di costruire sulle coste, ci sarà sempre qualcuno disposto a farlo. E anzi: anche impedendo la cementificazione, questa si farà strada in modo abusivo, distruggendo la natura per il tornaconto di pochi. Ecco, il sindaco di Bosa dice tante cose giuste, nel suo intervento, ma evita di entrare nel punto vero della questione campi da golf/rischio paesaggistico, e cioè: è giusto o sbagliato costruire, a Bosa, nuove case vicino al mare? Altro cemento in luoghi incontaminati porta ricchezza o ne fa perdere? Sinceramente, tutto il resto suona piuttosto come un tentativo di sviare la questione: gli accordi Legambiente/Associazione del golf, la rimodulazione delle cubature dei progetti... il punto è: crede il sindaco che la natura di Bosa sia bellissima perchè incontaminata, o crede che sarebbe bene costruire case vacanze ancora, nonostante siano mezzo vuote quelle esistenti? Crede il sindaco che la Sardegna stia correndo il più grande rischio della sua storia, cioè quello di vedere distrutto il suo ambiente, la sua più grande ricchezza, per il solo vantaggio di speculatori forestieri pronti a cementificare i nostri angoli più belli, ricorrendo al solito, antico ricatto: «O mi fate costruire subito e come dico io, o me ne vado altrove?», "Valorizzare", in fondo è questa parola la chiave di tutta la vicenda. Il sindaco la usa spesso nel suo intervento, come molti sindaci della Sardegna: e intendono costruire case, alberghi, ristoranti. Intendono cioè che se non c'è cemento, un luogo non vale molto. E invece non è così: la Sardegna vale nel mondo, è conosciuta, amata e visitata da milioni di persone, proprio per i suoi silenzi, i suoi spazi vuoti, le sue campagne non segnate dall'uomo. E' per questo preciso motivo che la gente va a Bosa in vacanza: perchè la Sardegna è un luogo (abbastanza) incontaminato, perchè si può guidare da Alghero a Bosa avendo davanti agli occhi solo mare e campi. Quanto vale quella strada, vergine com'è? Enormemente. Varrebbe di più, sarebbe "valorizzata", se al posto della campagna sorgessero guest house o villette a schiera? Difficile crederlo. Il modo migliore per valorizzare un luogo meraviglioso, oggi, in questo mondo sovrappopolato e minacciato dall'inquinamento, è tenere questo luogo così com'è (e casomai restaurare il restaurabile), e questo vale anche per Bosa, e non perchè in questo modo quattro intellettuali forestieri possano andare a passeggiare per il suo centro storico compiacendosi della sua bellezza, ma perchè è quella bellezza che porta soldi e lavoro a Bosa, è su quella bellezza che si deve puntare per il futuro, non sul cemento travestito da campo da golf.

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