La Nuova Sardegna

Sassari

Mameli: «41 bis, basta piagnistei»

Mameli: «41 bis, basta piagnistei»

Il capo dell’opposizione in Provincia propone di sfruttare Bancali come risorsa

05 agosto 2013
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SASSARI. «Lagnarsi ora per i reparti 41 bis è pura demagogia. Non possiamo pensare di sottrarci a comuni responsabilità al pari di altre regioni italiane che ospitano già da anni questi detenuti. E poi la presenza di detenuti di massima pericolosità per l’appartenenza alla criminalità associativa l’abbiamo già sperimentata ai tempi dell’Asinara e sappiano che grazie al cielo non ne è certo scaturita alcuna corruzione sociale o fenomeni di evidenti infiltrazioni criminali». È controcorrente la posizione di Mariano Mameli, capo dell’opposizione in Consiglio provinciale.

Da avvocato e da politico Mameli cerca di trovare nella nuova dimensione penitenziaria della Sardegna un punto di forza. Al grido di «basta con i piagnistei». Lo ha fatto in un intervento in aula rivolto alla presidente Alessandra Giudici, da tempo preoccupata per l’invio di detenuti di massima sicurezza nel nuovo carcere di Bancali (a regime completo, 92 boss, come a Uta). Mameli punta sulle possibili opportunità che deriverebbero da una struttura carceraria moderna attorno alla quale girerà un flusso di utenti, potenziali consumatori. «Se anziché lamentarsi come spesso è abitudine degli amministratori delle iniziative che vengono da altri ambiti amministrativi, cercassimo di coglierne per tempo le opportunità che generano, forse saremmo tutti più credibili», ha spiegato il politico di centrodestra. Per poi constatare: «Il carcere è anche una grande opportunità: per Sassari il carcere è un opificio. In alcuni periodi, genererà a pieno regime un movimento stimato di mille persone al giorno (parenti, personale, avvocati, fornitori, manutentori, personale civile ecc.). Tutto questo movimento va assecondato, servono bar, tavola calda strutture di ricettività alberghiera che si mettano al servizio di opportunità che a fronte della crisi drammatica non sono certo da scartare». Il messaggio è chiaro: guardare a Bancali con occhio pragmatico, oltre la retorica che pure sintetizza preoccupazioni e sospetti da parte di molti. E sul concreto, Mameli chiede cosa stia facendo la Provincia per rendere più agevoli i collegamenti con un penitenziario lontano dalla città, che si raggiunge percorrendo una strada dove - all’apertura dell’istituto risalente al 9 luglio - ancora nessun cartello ne segnalava l’esistenza. «La Provincia ha predisposta una accurata segnaletica stradale per la individuazione ora tutt’altro che facile della struttura ai viaggiatori? Sono state previste pensiline per le intemperie, ricoveri provvisori, aree di sosta, illuminazione? Tutte cose che avrebbero dovuto essere già pronte da tempo». (e.l.)

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