La Nuova Sardegna

Sassari

Trasfusioni con sangue infetto, indennità da rivalutare

Trasfusioni con sangue infetto, indennità da rivalutare

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo Stato italiano riguarda anche centinaia di talassemici sardi

04 settembre 2013
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SASSARI. Per i circa 60mila pazienti italiani infettati da trasfusioni di sangue o prodotti derivati – in Sardegna, dove è alto il numero dei talassemici, si stima siano seicento – si tratta di una «vittoria»: la Corte europea dei diritti dell'Uomo a Strasburgo ha stabilito che lo Stato deve versare a tutti gli infettati l'indennità integrativa speciale prevista dalla legge 210/1992.

Si tratta del diritto a percepire gli arretrati dell'adeguamento Istat per l'indennizzo riconosciuto ai cittadini infettati, a partire dal momento del riconoscimento per legge della loro condizione. La sentenza riguarda 162 cittadini italiani infettati da Hiv, epatite B o C dopo una trasfusione o somministrazione di emoderivati.

Secondo quanto stabilito dalla legge 210 del 1992 hanno diritto, come altre migliaia di persone, a un'indennità che deve essere rivalutata ogni anno in base al tasso d'inflazione. Ma le autorità italiane non hanno mai pagato la rivalutazione annuale e con il decreto legge 78 del 2010 l'hanno abolita. I ricorrenti non hanno ricevuto le somme che erano loro dovute per la rivalutazione annuale anche dopo che la Corte costituzionale italiana, con una sentenza del 2011, ha dichiarato incostituzionale il decreto. Un provvedimento, quest'ultimo, ora censurato anche dalla Corte di Strasburgo. La sentenza, inoltre, riguarda non solo i ricorrenti che hanno visto accolta la loro tesi, ma anche tutti gli altri italiani che si trovano nelle stesse condizioni. Lo Stato italiano avrà sei mesi di tempo, dal momento in cui la sentenza diventerà definitiva, «per stabilire una data inderogabile» entro cui s'impegna a pagare rapidamente le somme dovute. «Si tratta di un successo – spiega il presidente dell'Associazione politrasfusi italiani, Angelo Magrini – perché, grazie a questa sentenza, si riconosce a tutti i cittadini infettati, senza differenze, la possibilità di percepire gli arretrati dell'adeguamento Istat per l'indennizzo».

Attualmente, afferma, «i cittadini infettati ricevono un indennizzo, sulla base della legge 210 del 1992, pari ad un minimo di circa 540 euro al mese, pagati bimestralmente. Ora, per effetto della sentenza, i cittadini infettati arriveranno a percepire circa 100 euro in più al mese. Un adeguamentoche contribuirà al sostenimento delle spese per farmaci e ticket a carico dei malati, ed in costante aumento ». Per Claudio De Filippo, uno dei due avvocati rappresentanti gli estensori della causa, si tratta di una sentenza «pilota non solo per la questione del sangue infetto, ma anche perchè in questo caso Strasburgo interviene e a piedi uniti sul legislatore nazionale, come una sorte di Corte Costituzionale europea. L'auspicio è che intervenga sempre più spesso per imporre ai legislatori nazionali di agire nel caso di vuoti legislativi ».

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