La Nuova Sardegna

Sassari

«Il governo blocca la risoluzione della vertenza E.On»

di Pinuccio Saba
«Il governo blocca la risoluzione della vertenza E.On»

In cambio della “pipe line” che arriverà dall’Azerbaijan La Uiltec denuncia: «Accordo con le multinazionali del gas»

02 ottobre 2013
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SASSARI. Per garantire la sicurezza energetica di alcuni paesi europei e dell’Italia (fornitura di gas dall’Azerbaijan) il governo svende la vertenza E.On-Fiume Santo.

Lo sostiene la segreteria territoriale della Uiltec-Elettrici che denuncia anche la mancata attivazione di un tavolo istituzionale sul “tema E.On” mentre per problematiche simili «in altre realtà regionali vi sono stati anche tre incontri al ministero. Un ministero, prosegue il segretario della Uiltec Franco Peana, che prende per oro colato le dichiarazioni dell’amministratore delegato di E.On Miguel Antoñanzas che ha affermato di voler investire 80 milioni di euro quando si tratta di risorse destinate alla manutenzione ordinaria dei gruppi di produzione a carbone 3 e 4 mentre, dalla stessa dichiarazione, sparisce ogni accenno al quinto gruppo. «Ma come mai il governo, il ministro e il sottosegretario, l'innocuo presidente Cappellacci, non hanno intimato all'azienda di andare a fare profitti altrove? – chiede Peana –. Come mai se E.On è in crisi, chiude il 2013 con almeno 140milioni di euro di utili, ma continua a parlare di tagliare 100 posti di lavoro sardi, ci pare che la Sardegna ancora appartenga all'Italia, ma forse è solo per particolare geografico?».

Secondo la Uiltec si chiarisce tutto se si analizza il progetto “Tap Gasdotto Transadriatico” che nasce per placare il fabbisogni di gas, la febbre di combustibili, dell'italia e di altre stati dell'Europa, che oggi dipendono totalmente dall'inaffidabilità di Gazprom. Con il benestare di Bruxelles, il Tap aprirà il corridoio sud del gas, attraversando l'Anatolia al confine greco-turco a Kipol, attraversando la Grecia e l'Albania ed il mare Adriatico, per finire in Puglia – aggiunge Peana – e per la Svizzera tutto ciò aumenta la sicurezza dell'approvvigionamento, tanto che vi partecipa con la società Axpo, che detiene una quota di partecipazione del 42,5 per cento del nuovo gas dotto, la norvegese Statoil con il 42,5 per cento e dulcis in fundo la tedesca e in "crisi" E.On con il 15 per cento». Migliaia di posti di lavoro per Turchia, Grecia, Albania e Italia, ma non in Sardegna. Un progetto che, dopo intensa trattative, è stato blindato dal governo mentre non si parla più del Galsi, «ennesima discriminazione calata sui sardi e subita con silenzio dalla politica isolana. Ma quanto ha importato al presidente Letta, al ministro Zanonato, al sottosegretario De Vincenti della sorte di meno di mille lavoratori E.On in Italia, 250 circa in Sardegna . Ma quanto importa agli stessi soggetti istituzionali – insiste Peana – , fare pressione su E.On, se la stessa multinazionale si trova a capo di un progetto con cifre da capogiro da gestire, appalti, finanziamenti europei, la fine della dipendenza da Gazprom . E tutto nell’assoluto silenzio della politica sarda, che subisce narcotizzata e impotente».

La Uiltec si sente indignata, sbalordita e offesa nel vedere il territorio dilaniato dalla disoccupazione e “minaccia” « una manifestazione sotto il ministero, così tutti sapranno chi ha venduto i lavoratori E.On, i sogni delle famiglie sarde e dei loro figli».

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