La Nuova Sardegna

Sassari

Sulla basilica di Bisarcio i ritratti dell’età giudicale

di Barbara Mastino
Sulla basilica di Bisarcio i ritratti dell’età giudicale

Importanti scoperte grazie a uno studio condotto dallo storico Gian Gabriele Cau Nell’effigie sulla facciata raffigurati Barisone II, i figli e forse anche la moglie

16 ottobre 2013
2 MINUTI DI LETTURA





OZIERI. Nuovi studi compiuti sulle effigi esterne presenti nella Basilica di Sant’Antioco di Bisarcio completano il quadro delle raffigurazioni della famiglia del giudice di Torres Barisone II e confermano l’importanza strategica della chiesa. Di recente, infatti, una ricerca dello storico Gian Gabriele Cau pubblicata su “Theologica & Historica. Annali della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna” ha attestato la presenza di ritratti della famiglia dei giudici committenti della chiesa nei rilievi della facciata: lo stesso Barisone II, già identificato lo scorso anno (numero 38 dei “Quaderni Bolotanesi”) ma anche la doppia raffigurazione di Barisone II e di suo figlio Costantino, nella mensola su cui scaricano gli archi della bifora sinistra del portico, sotto l’archivolto degli Angeli e Profeti. Una figura sino a poco tempo fa considerata un’anonima copia risalente all’800 di protomi maschile e femminile appartenente a un altro manufatto, ma che ora la ricerca è riuscita a datare con esattezza.

«L’individuazione – spiega Gian Gabriele Cau – è stata accertata dalla presenza di una corona a sezione rettangolare che il giudice porta in capo, dalla quale emerge frontalmente una gemma nella quale sono ancora leggibili tracce del graffito del profilo stilizzato della torre del Giudicato di Torres con residua merlatura bifida ghibellina. Queste caratteristiche dimostrano che si tratta della più antica raffigurazione superstite dello stemma turritano, databile agli anni 1173-90, quando veniva portata a compimento la galilea dell’ex cattedrale bisarchiense». Ma non è tutto: altre raffigurazioni rappresentano gli altri tre figli di Barisone II - Susanna, Comita e Ittocore - identificabili grazie alla presenza di un giro di palmette allusive alla vittoria e al trionfo sul male, che conferiscono una lieve nota di regalità ai volti. «La corrispondenza dei generi (due maschi e una femmina) e la pertinenza del capitello alla colonna della bifora destra – dice ancora Cau – inducono all’identificazione dei mezzobusti tra mostruose entità demoniache (mascheroni e altre figure simili agli angoli, solo in parte sopravvissute) allontanate dalle braccia tese dei tre figli per rimarcare il vincolo familiare e “fare cerchio” contro esse».

Resta un altro elemento interessante nella quarta faccia del capitello, completamente abrasa, che pare il ritratto di Preziosa de Orrù (1158-78), moglie di Barisone. Questo capitello fu ritirato nel corso dei lavori di restauro della chiesa del 1958 e dato per perduto, ma ricomparve nel 1997 per dono della famiglia del custode della chiesa e ora fa parte della collezione del Museo diocesano di Arte sacra : unico insieme di ritratti giudicali musealizzato in tutta l’isola.

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative