La Nuova Sardegna

Sassari

I vertici di E.On sapevano tutto sul boro

di Gianni Bazzoni
I vertici di E.On sapevano tutto sul boro

La conferma da una serie di mail interne tra l’amministratore delegato Signoriello e alcune colleghe della struttura tecnica

24 ottobre 2013
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SASSARI. I vertici di E.On sapevano tutto del boro scaricato in mare e della situazione che si era venuta a creare all’uscita del sistema di trattamento delle acque “DeSox”, così come accertato dai carabinieri del Noe. La conferma è in una mail che l’amministratore delegato di E.On Produzione Salvatore Signoriello scrive - il 10 maggio 2013 - ad alcune colleghe della struttura tecnica che seguono la situazione critica di Fiume Santo.

«La Flotta stenta ad approvarci il progetto pilota per la cattura del boro all’uscita del sistema di trattamento acque...». E il massimo dirigente - che conosce bene la realtà di Fiume Santo per essere stato, i direttore - illustra anche le motivazioni (sintetizzate) per cui la multinazionale tedesca preferisce prendere tempo.

«L’analisi del boro non è prescritta in Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndc). Il problema potrà porsi semmai in futuro, in occasione del suo aggiornamento». E poi, perchè muoversi senza essere richiamati? «Se qualcuno dovesse chiederle prima ci porremo il problema – scrive ancora l’ingegner Signoriello – . Non è chiara, infatti, la necessità (o il vantaggio) di avere un atteggiamento proattivo anzichè reattivo (Ma cosa rischiamo? Semplicemente una diffida a provvedere o rischio per la continuazione di esercizio? Potrebbero esserci azioni penali?)».

E.On, insomma, ammette ma preferisce non svegliare l’attenzione attorno a quello che succede nel sistema del trattamento delle acque che finiscono in mare. Tanto che l’ultimo riferimento è ancora al progetto pilota. «Affidando la sperimentazione del sistema a una impresa – scrive Signoriello – l’impresa stessa potrebbe fare poi lobby presso il ministero per imporne l’applicazione ovunque».

La risposta che riceve L’Ad di E.On Produzione, quattro giorni dopo, è l’ulteriore conferma che il problema è sentito e vi è la percezione reale del mancato rispetto delle prescrizioni. Un passaggio della comunicazione del tecnico che risponde a Signoriello è significativo: «Quindi, la modifica del sistema di trattamento delle acque reflue si rende necessaria sia per il rispetto dell’Aia che per l’applicazione della legge nazionale. Il fatto che il boro non sia menzionato tra i parametri da monitorare nel Piano di monitoraggio e controllo, infatti, non esime l’impianto dal rispettare i valori limite di emissione stabiliti dalla legge nazionale per questo parametro». Nella nota, il tecnico evidenzia che «il rilievo dell’inadempienza di legge potrebbe essere fatto in qualunque momento da qualunque ente di controllo (carabinieri Noe, Arpa Sardegna e Ispra)». E per rendere più chiara l’dea, allega una lettera del ministero dell’Ambiente - Direzione per le Valutazioni ambientali inviata ad Assoelettrica, dove si spiega chiaramente il fatto «che i limiti fissati in Aia non sostituiscono o annullano le disposizioni di legge, semmai le integrano. Nel nostro caso specifico, a scanso di equivoci, il richiamo alla tabella 3 del D.lgs. 152/06 è presente anche nell’Aia stessa». C’è anche un capitolo, niente male, riferito alle sanzioni.

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