La Nuova Sardegna

Sassari

Zirattu: «Rassu parla senza sapere»

di Luigi Soriga
Zirattu: «Rassu parla senza sapere»

Botta e risposta tra i due assessori all’Urbanistica sul blocco del Puc negli uffici regionali: «Il Piano è in dirittura»

27 ottobre 2013
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SASSARI. Le bordate dell’assessore Nicola Rassu questa volta hanno scalfito la granitica imperturbabilità di Gavino Zirattu. Le totali responsabilità sul blocco del Puc scaricate sulle spalle dell’amministrazione sassarese, non gli sono scivolate addosso con indifferenza.

«La sparata di Rassu è del tutto inopportuna e molto scorretta – replica l’assessore comunale all’Urbanistica – ha riferito una serie di inesattezze e con le sue affermazioni dimostra di non conoscere affatto le cose».

Ancora una volta Zirattu ribadisce che l’accordo con gli uffici regionali sulla pianificazione è in dirittura d’arrivo, e confida nella possibilità di una stesura del verbale definitivo nell’arco di un paio di settimane. Rimane ancora il problema del soprintendente Marco Minoia, il cui mandato è scaduto. La firma dell’esponente del Ministero è indispensabile per sottoscrivere l’atto conclusivo della fase di pianificazione, ma ancora non è stato nominato un sostituto.

«Non è vero, come afferma Rassu, che gli ultimi incontri a Cagliari hanno portato a un nulla di fatto. Soprattutto in quello dello scorso 21 ottobre si sono fatti passi avanti per superare l’impasse, ma probabilmente l’assessore non ne è stato informato. La prossima riunione è stata fissata per il 7 novembre, e la speranza è che a quella data il soprintendente venga sostituito».

Il braccio di ferro riguarda la catalogazione dei beni architettonici e paesaggistici allegati al Puc. In tutto sono 400 e di questi solo 84 risultano catalogati anche all’interno Ppr.

«La Regione vorrebbe inviare al Comitato tecnico regionale, che dovrà esprimere il parere di coerenza sul Piano, esclusivamente questi monumenti già censiti dal Ppr. E gli altri 316? Cosa ne dobbiamo fare? Dovremmo far finta che non esistano?». Invece il Comune vorrebbe un approccio differente: «I nostri progettisti hanno svolto un lavoro minuzioso di catalogazione dei beni identitari e paesaggistici, tracciando una prima perimetrazione e poi un secondo confine di tutela attorno ai monumenti. E l’hanno fatto con il parere positivo della Soprintendenza e, dopo una serie di correzioni, anche con l’approvazione dei tecnici regionali. Per noi la copianificazione era dunque conclusa, e abbiamo inviato il materiale a Cagliari. Dopo tre mesi la Regione ci ha risposto che la copianificazione non era corretta e ha chiesto un’altra serie di modifiche. E questo è il punto: siccome la copianificazione si fa in tre e non da soli, noi non siamo disposti a correggere le cartografie sulla base dei dicktat dei tecnici regionali. In questi mesi non abbiamo fatto altro che cercare una mediazione, vogliamo che la copianificazione non venga smembrata e che vada per intero, come un’unica proposta, al vaglio del Ctru. Quindi i 316 beni non censiti dal Ppr potrebbero essere recepiti dal Piano regionale attraverso una variante successiva». D’altronde questo era il principio fondante del Ppr: le cartografie le realizzano i comuni attraverso lo studio dettagliato del proprio territorio. La Regione controlla e trasforma in legge sovraordinata gli imput degli enti locali dell’isola. Il Ppr cioè, era stato concepito come uno strumento normativo in evoluzione che si costruisce come un mosaico sulla base di tanti piccoli contributi. La linea guida evidentemente è cambiata, oppure i tecnici regionali sono convinti che lo staff tecnico sassarese abbia fatto un pasticcio. L’aspetto curioso è che nella revisione del Ppr, quello ribatezzato da Cappellacci Piano Paesaggistico dei Sardi (Pps), i beni censiti a quanto pare sarebbero proprio 84. Starebbe a significare che la giunta regionale ha tutta l’intenzione di andare avanti per la sua strada.

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