La Nuova Sardegna

Sassari

E.On fa arrivare la biomassa dalla Malesia

di Gianni Bazzoni
E.On fa arrivare la biomassa dalla Malesia

La sorpresa nel decreto del ministero dell’Ambiente del 14 ottobre. Sulla vertenza interviene Letta

01 novembre 2013
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SASSARI. Biomassa dalla Malesia per alimentare i gruppi 3 e 4 della centrale E.On di Fiume Santo. Oltre al carbone, la multinazionale tedesca intenderebbe utilizzare i gusci di semi di palma per fare funzionare le due unità di produzione, già al centro di attente valutazioni da parte dei carabinieri del Noe di Sassari. L’indicazione emerge dalla lettura del decreto del 14 ottobre del ministero dell’Ambiente che, di fatto, ha modificato alcune prescrizioni specificate nel provvedimento di esclusione dalla Valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di trasformazione dell’alimentazione da carbone a co-combustione di biomasse e carbone. In pratica, il decreto del Ministero aveva imposto l’utilizzo solo di biomasse vergini e tracciabili. E.On ha spiegato che la biomassa utilizzata è il «Palm Kernel Shells», arriva dalla Malesia. E dovrà essere certificata sulla base delle prescrizioni contenute nel decreto ministeriale 23 gennaio 2012 sulla tracciabilità di biocarburanti e bioliquidi.

L’ultima novità che arriva da Fiume Santo, sembra aver colto tutti di sorpresa. Praticamente nessuno ne sapeva niente e sembra inevitabile che il trasporto di biomasse dall’estero contribuisca a fare aumentare le emissioni di CO2 (per il trasporto), tanto da mettere in discussione il beneficio ambientale. Tra l’altro non si sa che fine abbia fatto un progetto relativo allo sviluppo di colture locali che avrebbe potuto favorire l’indotto del territorio. Invece niente biomasse locali, e neppure nazionali. Una situazione che si somma a tutte le criticità di carattere ambientale sollevate dalle indagini del Noe e che sono già oggetto dell’inchiesta della Procura. In questi giorni, inoltre, sono emersi problemi anche per l’acqua potabile (gli esami hanno evidenziato parametri fuori norma per quanto riguarda la presenza di metalli, nello specifico manganese) con gravi disagi per i lavoratori della centrale.

Per quanto riguarda la vertenza complessiva e il ruolo di E.On nel territorio e in Sardegna, intanto, c’è delusione sul fronte sindacale. I rappresentanti dei lavoratori si aspettavano che il presidente del consiglio Enrico Letta cogliesse l’occasione della presenza dei massimi vertici aziendali a Roma, per chiedere conto della condotta della multinazionale a Fiume Santo, ma anche in altre realtà (difficoltà ci sono a Terni, Ostiglia e Tavazzano, per non parlare poi della situazione del rigassificatore di Livorno che sta muovendo i primi passi tra le polemiche). Il consulente politico del premier, il deputato sardo Francesco Sanna, ha comunicato che c’è stato un intervento deciso nei confronti del ministero dello Sviluppo economico affinchè solleciti E.On al rispetto degli impegni presi con il territorio. Non ci vorrà molto per capire se davvero il Ministero cambierà strategia rispetto a quanto dimostrato finora. E’ sufficiente ricordare ciò che era successo nell’ultimo incontro (quello dove era presente anche l’assessore regionale all’Industria Liori, che poi aveva preso le distanze dal comunicato congiunto ed è arrivato a diffidare la multinazionale tedesca con una lettera recapitata personalmente) per avere il quadro della situazione.

Certo, viene difficile immaginare che l’amministratore delegato Johannes Teyssen e l’Ad e presidente di E.On Italia Miguel Antonanzas (già contestato dalla Regione e dagli Enti locali) siano arrivati a Roma, al tavolo più importante del Governo, senza lasciare neppure un segno delle cose alle quali tengono di più. Tra l’altro, sembra confermato che la linea dei 10 player europei sulle emissioni e il prezzo CO2 sia tale da rendere economicamente meno convenienti gli investimenti sulle infrastrutture a carbone. Quindi anche quello previsto su Fiume Santo. Resta la confusione, che si porta dietro troppe situazioni insolute e criticità di cui si sottovaluta la portata per il territorio. Forse è giunto il momento di un confronto serio, al tavolo del Governo della vertenza Fiume Santo e della questione energetica sarda.

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