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La Uil rilancia la sfida a mobbing e stalking

La Uil rilancia la sfida a mobbing e stalking

SASSARI. La Uil rilancia la sfida a mobbing e stalking. Dopo un anno di sperimentazione dei Centri d’ascolto contro le forme di violenza del Duemila, attivati nelle sedi sarde, il sindacato avvia da...

11 novembre 2013
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SASSARI. La Uil rilancia la sfida a mobbing e stalking. Dopo un anno di sperimentazione dei Centri d’ascolto contro le forme di violenza del Duemila, attivati nelle sedi sarde, il sindacato avvia da Sassari una nuova fase cercando di far fare un salto di qualità a un servizio delicato e fondamentale. Due gli ostacoli da superare: la paura delle vittime a denunciare i soprusi, e la crisi socio-economica che favorisce la crescita delle violenze, fisiche e psicologiche. Per riuscire nell’impresa, i vertici del sindacato sardo e gli operatori specifici del settore si sono dati appuntamento sabato nella sede della Uil con la responsabile nazionale dei Centri d’ascolto Uil, Alessandra Menelao. L’ospite di primo piano è arrivata in Sardegna proprio per fissare i paletti e detare i ritmi dell’organizzazione. Hanno fatto gli onori di casa il segretario provinciale Giuseppe Maccioccu, il segretario regionale Francesca Ticca, la responsabile regionale dei Centri d’ascolto, Veronica Farris; la responsabile del Centro d’ascolto di Sassari, Mari Chiara Virgilio.

Sconcertante il quadro della situazione dell’Isola, riguardo al mobbing, allo stalking e alle violenze in famiglia. C’è il marito depresso per avere perso il lavoro che si rifugia nell’alcol e sfoga le sue frustrazioni in famiglia; c’è l’ex fidanzato (o fidanzata) che non accetta di essere stato scaricato e perseguita il vecchio amore; ci sono i colleghi o il datore di lavoro che annientano la personalità di un lavoratore, trasformando le sue ore di servizio in un inferno.

«Chi subisce ingiustizie sul posto di lavoro quasi mai decide di ribellarsi. Ha paura di perdere l’occupazione. E questo avviene ancora di più in questo periodo in cui i posti di lavoro scarseggiano», spiega Francesca Ticca. «I casi che abbiamo portato avanti, fino a vere e proprie denunce sono pochissimi», continua Veronica Farris. «In questo primo anno di attività abbiamo ricevuto una marea di telefonate con richieste di informazioni e di aiuto, ma in pochi si sono poi presentati al Centro di ascolto per avviare una azione contro il mobbing».

I più coraggiosi lavorano nelle pubbliche amministrazioni: «In questi casi però molto spesso si tratta di incomprensioni o liti che non si possono configurare come reati di mobbing», dice Maria Chiara Virgilio.

Più delicata la situazione che riguarda lo stalking. «Noi seguiamo le vittime costruendo con loro un percorso che le porti fuori dall’angoscia in cui vivono», spiega Menelao. «Ma per riuscire a offrire questi servizi è necessario che gli sportelli mobbing e stalking lavorino con un approccio scientifico e tecnico ai problemi». Per questo il nuovo corso dei Centri d’ascolto punterà sulla costruzione di una rete di intervento, con la collaborazione di professionisti e delle istituzioni.

Vincenzo Garofalo

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