La Nuova Sardegna

Sassari

Il gup scagiona il direttore per la condotta colabrodo

di Luca Fiori
Il gup scagiona il direttore per la condotta colabrodo

Il funzionario del consorzio di bonifica della Nurra era accusato di truffa Franco Moritto ha dimostrato al giudice di non aver agevolato il finto collaudo

15 novembre 2013
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SASSARI. Era accusato di aver chiuso un occhio e fatto passare per buoni i documenti che attestavano stati di avanzamento lavori e verifiche di funzionalità della condotta tra i bacini Temo e Cuga che non corrispondevano alla realtà.

Franco Moritto, ingegnere sassarese di 55 anni, direttore dell’area tecnico agraria del consorzio di bonifica della Nurra, doveva difendersi da accuse pesanti, ma durante il processo ha convinto il giudice della sua totale estraneità rispetto a una vicenda che per gli altri imputati ancora non è conclusa. Era stato lo stesso pubblico ministero Paolo Piras a chiedere l’assoluzione per insufficienza di prove. Il giudice dell’udienza preliminare Antonello Spanu è andato oltre è lo ha assolto con formula piena: per non aver commesso il fatto. Durante il processo i difensori Franco Moritto, gli avvocati Giuseppe Conti e Gianluigi Poddighe, sono riusciti a dimostrare che non solo l’uomo non aveva favorito quella che secondo carabinieri del comando provinciale di Sassari e Procura sarebbe una truffa colossale (perché i quattro chilometri della condotta sarebbero un colabrodo tutto da rifare) ma sarebbe intervenuto per rendere i collaudi più severi. E a dimostrarlo ci sono, negli atti del processo, alcune intercettazioni in cui altri indagati parlando di lui, in sua assenza, si lamentano della sua serietà. Secondo la indagini della magistratura i quattro chilometri di condotta tra i bacini Temo e Cuga, costati al Consorzio di bonifica della Nurra 3 milioni e mezzo di euro sarebbero un vero colabrodo. Quell’opera avrebbe dovuto rappresentare la soluzione ad anni crisi idriche del Sassarese e di parte del Nord Sardegna. Gli unici a guadagnarci, invece, sarebbero stati gli imprenditori che l’hanno realizzata, sapendo che faceva acqua da tutte le parti. La truffa sarebbe stata costruita su una delle emergenze gravi dell’isola, quella dell'approvvigionamento idrico.

La condotta secondo le accuse sarebbe stata costruita male e collaudata con una serie di trucchi. Gli stessi tecnici che la stavano costruendo avevano calcolato che la tubazione perdeva 10mila litri in otto ore: insomma, non avrebbe mai passato i collaudi. L'idea geniale era stata quella di posizionare una autocisterna in un punto nascosto e pompare acqua nella condotta per compensare le rilevanti perdite. Alla fine il collaudo-truffa era arrivato, ma l'inchiesta dei carabinieri era già partita. Poco dopo erano scattate le manette. A maggio di due anni fa l'inchiesta dei militari aveva portato all'esecuzione di sette misure cautelari. Il sostituto procuratore Paolo Piras aveva accusato tutti di truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture e falso. Per tutti gli altri imputati il processo verrà celebrato a dicembre.

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