La Nuova Sardegna

Sassari

«Così si intensificano gli eventi estremi»

di Pier Giorgio Pinna
«Così si intensificano gli eventi estremi»

Intervista con la specialista dell’università di Sassari Donatella Spano: danni minori nelle aree attrezzate e ben tenute

22 novembre 2013
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «Sino a qualche tempo non si poteva ancora parlare di mutamenti climatici nella nostra parte di Mediterraneo, ma recenti report confermano adesso l'aumento di precipitazioni estreme nell'area geografica che più c'interessa, quella appunto dove si trova la Sardegna». Arriva da Donatella Spano uno dei riscontri al ciclo delle stagioni impazzito e alle sue drammatiche ripercussioni a terra. Prorettore per la ricerca all'università di Sassari, la studiosa opera nel dipartimento di Scienze della natura e del territorio ed è vicedirettore della divisione "Change Impacts" in agricoltura, foreste ed ecosistemi del Centro euro-mediterraneo per il clima.

Di fronte a eventi come il Ciclone Cleopatra tutti si chiedono: se le cose stanno così, che succederà nei prossimi anni?

«I mutamenti di cui parliamo sono in prevalenza dovuti a un’ azione antropica. Voglio dire che, attraverso modelli scientifici, l’uomo ha un forte ruolo in tutto questo: noi osserviamo già precisi cambiamenti che derivano da elevatissime industrializzazioni e dalla conseguente crescita di anidride carbonica nell'aria. Sinché prevarranno questi aspetti, sussisterà il fenomeno di fondo».

Quali gli effetti oggi, al di là di qullii distruttivi sotto gli occhi di tutti, per l'ecosistema?

«Si dice spesso, e non sempre a ragione, che in alcune regioni del pianeta c'è un aumento delle precipitazioni medie, ancora con riferimento a quantitativi d’acqua storicamente accertati, in un andamento relativo a condizioni di normalità. Per quanto riguarda il Mediterraneo occidentale, tramite gli ultimi studi di settore, possiamo notare invece un allungamento della "coda" di queste perturbazioni: oggi si ampliano cioè le precipitazioni più forti e a carattere più intenso».

Può spiegare sino in fondo questo concetto?

«Bisogna capire bene la definizione di eventi intensi ed eventi estremi che sono, per esempio, assai più rari di quelli invece considerati come precipitazioni intense. Queste due anzi sono definizioni significative nelle proiezioni che riguardano sia i cambiamenti climatici sia le modalità con le quali le precipitazioni potranno cambiare in futuro».

Sono possibili contromisure?

«A parte la diminuzione delle immissioni di Co2, mai come in questa fase la cura del territorio si rivela strategica, fondamentale. Anche se le piogge sono molto forti e cadono in poche ore, le conseguenze saranno minime in aree attrezzate, con alvei dei fiumi protetti, argini garantiti e un quadro geologico ben impostato. Ma se lo stesso quantitativo d'acqua si abbatte su zone dove tutto questo non è assicurato, gli effetti possono rivelarsi disastrosi proprio per via delle carenze strutturali a monte».

In base alla sua esperienza qual è lo stato del contesto sardo da questo punto di vista?

«Il nostro territorio è veramente trascurato: e così le conseguenze, come dimostra quest'ultima alluvione devastante, non possono che rivelarsi gravissime».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Comune

Sassari, terremoto politico in giunta: fuori l’ex M5S Laura Useri

Le nostre iniziative