La Nuova Sardegna

Sassari

«Non bastano fax e sms per valutare il pericolo»

«Non bastano fax e sms per valutare il pericolo»

La richiesta dei sindaci: ci diano indicazioni chiare su come comportarci Scarpa (Porto Torres): «Pensiamo alle sagre? Ma se non abbiamo più un euro»

22 novembre 2013
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SASSARI. Chiedono comunicazioni più immediate, possibilmente con l’indicazione dei provvedimenti da adottare: «Se devo chiudere le scuole, vorrei che qualcuno me lo dicesse», spiega il sindaco di Porto Torres Beniamino Scarpa. Che le scuole in realtà martedì mattina le ha chiuse spontaneamente, in seguito all’allerta di criticità moderata. «In via precauzionale ho deciso di fare uscire i ragazzi in anticipo – racconta – e le mamme si sono un po’ agitate sostenendo che non fosse necessario. In realtà avevano ragione, perché non si sono verificate situazioni di pericolo. Ma dopo quanto accaduto a Olbia non mi sentivo di correre rischi. La prossima volta però non so come mi comporterei, per questo vorrei ricevere indicazioni più precise». Anche Gian Mario Senes, sindaco di Bonorva, martedì ha emesso un’ordinanza di chiusura delle scuole: «Abbiamo allestito una sala del Comune dove accogliere i bambini ma non è stato necessario. Ha piovuto poco e sono tutti rientrati a casa. Se lo rifarei? Certo, l’incolumità delle persone prima di tutto». Ma ad indurre il sindaco Senes a chiudere le scuole non è stato solo l’sms che annunciava rischio idrogeologico moderato: «Ho ricevuto anche una telefonata dalla Protezione civile di Sassari, nella quale mi hanno comunicato che ci sarebbero state precipitazioni abbastanza intense tra le 14 e le 16 e si sarebbero potuti verificare seri problemi. Ho apprezzato molto quella telefonata, penso che se domenica sera o lunedì fosse stata fatta anche ai sindaci dei Comuni più a rischio, molti si sarebbero comportati diversamente. Un fax o un sms non sono sufficienti», dice Senes. Bonorva e Porto Torres fanno parte dei 144 comuni che non si sono ancora dotati di un piano d’emergenza complessivo, sul rischio idrogeologico e sugli incendi. «Noi l’abbiamo predisposto e trasmesso poche settimane fa – dice Senes – nel frattempo abbiamo un vademecum nel quale è stabilita la procedura da seguire, è indicato il comitato di coordinamento e c’è l’elenco degli operatori che possono intervenire in caso di necessità mettendo a disposizione mezzi meccanici, trattori e fuoristrada». Porto Torres, invece, ha un piano d’emergenza collegato alla normativa Seveso per il rischio di incidenti industriali. «E abbiamo dato incarico a un professionista per redigere il piano per il rischio idrogeologico – dice il sindaco Scarpa – che qui è abbastanza elevato per la presenza di un fiume e per l’ erosione costiera».

Non ha ancora un piano idrogeologico il comune di Golfo Aranci, che a giugno ha approvato quello antincendi. Dice il sindaco Giuseppe Fasolino: «È uno strumento importante che siamo pronti a predisporre, in caso di emergenza le indicazioni contenute diventano una specie di sala operativa». Di indicazioni sulla procedura da seguire c’è bisogno anche secondo Fasolino: «Quelle che arrivano dalla Protezione civile con fax e sms non sono sufficienti per stabilire la gravità della situazione. Nell’sms che ho ricevuto domenica 17 si parlava di “rischio idrogeologico a criticità elevata” per la giornata successiva. Troppo poco per decidere di chiudere le scuole o emettere un’ordinanza di evacuazione. La Protezione civile, se era consapevole della gravità di quello che sarebbe successo lunedì, avrebbe dovuto contattare i sindaci telefonicamente, metterli in guardia sul pericolo imminente. Non è stato fatto – dice Fasolino – e dispiace sentire Gabrielli che se la prende proprio con i primi cittadini. Non è giusto». D’accordo con lui il sindaco di Porto Torres: «È fastidioso sentir dire che i sindaci dovrebbero pensare di meno alle sagre – dice Beniamino Scarpa –, ricordo che il mio Comune ha avuto un taglio sui trasferimenti di 4 milioni in 3 anni». Aggiunge Senes: «È fondamentale stabilire un rapporto diretto e costante con i sindaci e dotare i comuni degli strumenti necessari per intervenire. Altrimenti non c’è allarme che tenga». (si. sa.)

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