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Sassari, il rischio alluvione c’è ma si può attenuare

di Luigi Soriga
Sassari, il rischio alluvione c’è ma si può attenuare

Sul Fosso della Noce gravano i terrapieni di viale Trento e viale Trieste. In caso di piena il livello dell’acqua salirebbe sino ad allagare i primi piani

26 novembre 2013
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SASSARI. Il colore blu nelle cartografie del Pai non si spalma a caso. La mano dell’ingegnere idraulico che traccia i confini di pericolosità ha ben poca discrezionalità: a guidare la penna sono formule matematiche. Perciò le aree a rischio alluvione individuate attorno al Fosso della Noce hanno un loro perché fatto di numeri, pendenze, statistiche di precipitazione e molteplici fattori che un simulatore traduce in occupazione d’acqua sul terreno. «Certamente Sassari non è Olbia – dicono gli ingegneri Fabio Cambula e Marco Pani che hanno lavorato alla stesura del Pai – e le statistiche sulle precipitazioni parlano di ben altri rischi, e anche i dislivelli altimetrici sono differenti. Ciò non toglie che in città delle criticità esistano e debbano essere prese in considerazione». E quando si parla di criticità si fa riferimento in primo luogo a porzioni abitate del territorio. Quindi, in caso di piogge eccezionali che superano cioè i 300 millimetri, bisognerebbe tenere d’occhio il Fosso della Noce. «La simulazione che abbiamo utilizzato – spiega Fabio Cambula – considera come una sorta di barriera i due terrapieni di viale Trento e di viale Trieste. Si ergono sulla vallata e sull’alveo del torrente come una diga. Questo fa sì che in caso di piena l’acqua non defluisca e si accumuli, sino ad arrivare al livello della strada. Consideriamo che tra viale Umberto e via Principessa Jolanda ci sono palazzi costruiti molto al di sotto di quell’altezza: solo dai piani più elevati si guarda sopra la strada. Il modello matematico ci dice che se dovesse piovere in modo persistente per diversi giorni, se il terreno calcareo fosse già impregnato e se alla fine dovesse generarsi una bomba d’acqua, i piani bassi degli edifici potrebbero essere sommersi. Dunque quella zona andrebbe evacuata per tempo». Ma sfogliando gli scenari di rischio del Piano della protezione civile comunale, il Fosso della Noce non è inserito tra i casi a criticità molto elevata. «Ricordo che nel 1992 nell’area di via Principessa Jolanda – dice Marco Pani – si era verificata un’alluvione: erano caduti diversi muretti e recinzioni e i garage dei palazzi di Orani erano stati allagati». Per diminuire la possibilità di eventi catastrofici si potrebbe intervenire sui terrapieni: «In caso di piena non esistono degli sfoghi. Quindi l’unica maniera per consentire all’acqua di defluire e non continuare ad accumularsi nella conca, è aprire dei varchi. Bisognerebbe ritagliare delle aperture nei terrapieni di una decina di metri di diametro e inserire uno scatolare in calcestruzzo. Questo semplice accorgimento, tra l’altro non particolarmente oneroso, aumenterebbe il livello di sicurezza idraulica». Un altro discorso sono i ponticelli di via Sorso, viale Sicilia, e tana di Lu Mazzoni: sono degli attraversamenti realizzati diversi anni fa in maniera del tutto inadeguata, per i quali non esistono soluzioni soft. «Andrebbero demoliti e ricostruiti secondo i parametri di sicurezza».

Stessa cosa per il riu Calamasciu, che spesso è tracimato nel piazzale di Eurospin a Predda Niedda allagando i capannoni industriali posizionati ancora più a valle: «Bisogna tracciare una nuova sede per il corso d’acqua. Creare una via di deflusso prima dei binari». Naturalmente non è semplice porre rimedio ad anni di pianificazione urbanistica superficiale: lo scontrino sarebbe molto salato. Bisognerebbe intervenire sul Rio Ottava e in località San Quirico, sul rio Mascari a s’Iscalone e a Scala su Chercu, sul rio Mannu a Badde Mulinu e a La Crucca, e poi in località rio Don Gavino, riu Su Mattone, e a Caniga in prossimità del rio di Tissi, a Ottava nella zona delle serre di Pinna, sul Riu Giuncheddu, e infine a Bancali e sulla Buddi Buddi dove scorre il rio Santu Miali. La nuova rotatoria che chiude la quattro corsie, è a rischio alluvione. «All’Argentiera – dice l’ingegner Marcello Niedda – ci sono dei corsi d’acqua che percorrono il centro abitato e arrivano nella miniera». Ma senza pensare per forza alle alluvioni, a Sassari in caso di precipitazioni eccezionali potrebbe sorgere un altro problema: le nostre fogne sono miste, accolgono cioè le acqua bianche e quelle nere nella stessa tubazione. In caso di piogge importanti la rete va in pressione e nei bagni delle case potrebbe vericarsi uno spiacevole ritorno.

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