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Sassari

Uneddu: «Il Puc? Non sarà certo Ganau ad approvarlo»

di Luigi Soriga
Uneddu: «Il Puc? Non sarà certo Ganau ad approvarlo»

Secondo il consigliere di minoranza i tempi sono lunghi I rilievi della Regione investono tutti gli ambiti del Piano

30 novembre 2013
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SASSARI. Di fronte ai proclami trionfalistici e all’ottimismo dell’amministrazione, il consigliere di minoranza Giampiero Uneddu storce il naso. Dare l’approvazione del Puc come risultato acquisito, secondo lui, è un azzardo, e lo è ancora di più sostenere di liquidare la pratica in tempi brevi.

«Chiariamo subito una cosa – dice Uneddu – non sarà questa giunta e questo sindaco ad approvare il Piano urbanistico. Facciamo un po’ di conti: mettiamo che i tecnici di Palazzo Ducale siano bravissimi e in un mese riescano ad apportare le correzioni imposte dal Ctru. Poi però ci vorranno altri trenta giorni per il passaggio del documento prima in commissione Urbanistica e poi in Consiglio. Dopodiché si aprirà la fase delle osservazioni, e solo i tempi di pubblicazione sono di sessanta giorni. Quindi a gennaio, in vista delle regionali, Ganau si dovrà dimettere: mi sembra molto improbabile che l’iter del Piano possa andare a compimento proprio a cavallo delle elezioni, magari con un commissario nominato in città».

Che il Puc debba fare un passaggio in Consiglio comunale, secondo Uneddu è scontato: «I rilievi riguardano a 360 gradi tutto l’impianto del Piano. Io presentai 133 emendamenti sotto forma di osservazioni: quei contenuti li ritrovo uno per uno condensati nei rilievi mossi dai tecnici della Regione».

Anzi, secondo il consigliere il Ctru è stato ancora più pignolo: «Io avevo tralasciato la questione dei progetti norma, la Regione sostanzialmente dice che non possono essere realizzati. A cominciare dalla scheda norma delle ex Semolerie, quella dove l’Ersu vorrebbe costruire il campus universitario. In queste schede classificate A1 i tecnici sostengono che non siano ammissibili i programmi integrati per la realizzazione dei progetti. Infatti nè il decreto Floris e nè la legge urbanistica li individua come possibili strumenti attuativi. Tutte le schede norma A1, cioè le ex concerie Dau e Costa e i mulini Ardisson, sono nella stessa situazione: gli interventi di recupero così come previsti nel Puc sono inattuabili».

Ma anche i progetti norma B2, quelli delle aree di completamento come via Verona, via Livorno e via Budapest, sono in bilico: «Il Ctru ha chiesto al Comune la verifica degli indici di volumetria: in pratica il Floris impone come requisito la presenza nell’area di volumi preesistenti. A quanto pare i tecnici non sono convinti che queste prescrizioni siano rispettate».

Passa sotto la lente anche il meccanismo della perequazione compensativa, utilizzato per lo scambio virtuale di volumetria tra zone diverse della città: «Il Ctru in pratica esige che questo scambio sia un po’ meno virtuale e chiede al Comune di specificare, per ogni zona soggetta a perequazione anche la destinazione concreta delle volumetrie trasferibili». Un ulteriore passaggio riguarda la delimitazione del centro matrice: «I tecnici regionali danno più valore al Ppr che al Puc. In pratica ribaltano l’approccio adottato dallo staff sassarese. Dicono che il perimetro del nucleo storico della città prima deve essere modificato all’interno del Ppr, e poi recepito dal Piano urbanistico. E non viceversa. Almeno questo passaggio pensavo che l’assessore Zirattu l’avesse concordato con Cagliari, e che ci fosse sintonia». In fondo è la stessa disputa che riguarda la copianificazione, cioè l’elenco dei beni identitari: il comune ne ha censito 400 e il Ppr ne cataloga 84. Ancora la partita è aperta.

L’ultima notazione, per nulla marginale, si concentra sull’agro e sulle zone turistiche. «Il Comune è chiamato a fare chiarezza sui 400mila metri cubi congelati nell’agro e sui 300mila mc destinati alle zone F». Dovrà motivare perché ha scelto di riservare così tanta volumetria nelle campagne attorno alla città e come funzioneranno i piani di recupero ambientale riservati all’agro. Allo stesso modo alla Regione non bastano le generiche procedure descritte dal Puc per la riqualificazione delle zone costiere. Al di là delle manifestazioni di interesse di eventuali imprenditori, vuole sapere come si spalmeranno i 300mila metri cubi e come verranno utilizzati.

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