La Nuova Sardegna

SASSARI. I giudici del tribunale del Riesame di Cagliari si sono riservati di decidere sulla richiesta di scarcerazione, o in subordine di attenuazione della misura cautelare, formalizzata ieri dagli avvocati Lorenzo Galisai e Gian Marco Mura per i loro assistiti Mimmiu Manca e Antonio Faedda. I due allevatori sono stati arrestati all’alba del 19 novembre durante un blitz di polizia e carabinieri nell’ambito degli sviluppi dell’inchiesta-bis per il sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna. Ieri mattina - alla presenza del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, il procuratore aggiunto della Dda Gilberto Ganassi - i due avvocati hanno discusso per circa un’ora, puntando in particolare su quelli che hanno valutato come gli aspetti critici dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, un dossier di circa 160 pagine al quale sono allegati altri sei faldoni di documenti. I legali hanno puntato con decisione sul testimone che ha favorito lo sviluppo del nuovo filone di indagini, senza nascondere che - proprio per il ruolo svolto e per quanto accertato durante l’attività investigativa - «avrebbe dovuto essere lui tra gli indagati».

Gli avvocati Galisai e Mura hanno anche ribadito l’impossibilità di sviluppare un ragionamento articolato sulla complessa vicenda, anche in relazione alla mole degli incartamenti che richiede il tempo necessario per una analisi compiuta.

I giudici del tribunale del Riesame di Cagliari potrebbero decidere nella giornata di lunedì. Il pubblico ministero Gilberto Ganassi ha chiesto la conferma di quanto espresso con l’ordinanza e quindi la custodia cautelare in carcere per entrambi gli arrestati. L’accusa nei confronti di Manca e Faedda è quella di avere fatto parte del nucleo di prelievo che sette anni fa aveva sequestrato Titti Pinna nella sua azienda di Bonorva.