La Nuova Sardegna

Sassari

Chimica verde: malumori nell’indotto

di Gavino Masia
Chimica verde: malumori nell’indotto

I sindacati chiedono il tavolo di monitoraggio regionale sulla precedenza nelle assunzioni delle maestranze locali

11 dicembre 2013
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PORTO TORRES. Si stanno sviluppando malumori nei lavoratori dell’indotto impegnati all’interno del progetto chimica verde. Nessuno parla per non rischiare il posto di lavoro, ma a quanto pare il famoso accordo di dare precedenza a maestranze e imprese del territorio si sta rivelando ancora una volta infondato.

Il tavolo di monitoraggio regionale sull’indotto non si è mai riunito, nonostante la pressante richiesta di tutte le sigle sindacali, e il sindaco Beniamino Scarpa lo ha messo in agenda per l’incontro previsto il 16 dicembre col presidente Cappellacci.

«La situazione che attualmente stiamo vivendo nel petrolchimico - sostiene la segretaria confederale Cisl, Emily Uda - è delicata sotto un duplice aspetto: quello relativo al progetto chimica verde, che ci vede investiti della primogenitura rispetto ad altri siti industriali, innegabilmente importante da un punto di vista strategico, ma con una natura sperimentale che pone delle incognite. Il secondo aspetto - aggiunge la sindacalista - si aggancia proprio al ruolo sindacale e alla difficoltà che i lavoratori dell’intero indotto del sito si trovano ad affrontare: la precarietà dei contratti a tempo determinato di chi da oltre trent’anni svolge attività all’interno del petrolchimico non aiuta certo a dare segnali di distensione, avendo davanti un termine che quasi sempre è dietro l’angolo del mese».

Per il segretario generale Uiltec Giovanni Tavera, «l'assenza del governatore Cappellacci dalle vertenze del nord Sardegna è ormai una certezza: due esempi eclatanti su tutti sono i tavoli "tematici" sul governo del protocollo della chimica verde e la vertenza E.On. Le ripetute richieste di incontro da parte confederale e delle categorie competenti - prosegue Tavera- sui tavoli che avrebbero dovuto fare da regia e monitoraggio sugli argomenti dell'indotto, filiera agricola e autorizzazioni sono chiuse nel cassetto del governatore da mesi».Per il segretario Filctem Massimiliano Muretti è invece necessario, per i lavoratori dell’indotto, che «l’appaltatore applichi il contratto collettivo nazionale, compresi gli accordi di secondo livello sottoscritti dalle categorie operanti nel petrolchimico: chiunque azienda subentri all’interno dell’area industriale, deve sapere che è fondamentale che i lavoratori precedentemente impegnati devono trovare lavoro anche col nuovo appaltatore».

Intanto resta ancora al palo l’investimento di 540 milioni di euro da parte di Syndial - per via delle mancate autorizzazioni del ministero dell’Ambiente e, a livello regionale, dell’Arpas -, ossia un segmento del progetto che avrebbe garantito sia una nuova prospettiva lavorativa ai lavoratori dell’indotto sia la realizzazione delle bonifiche. Restituendo le aree interessate a un nuovo utilizzo industriale.

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