La Nuova Sardegna

Sassari

«Imprenditori annientati da tributi e debiti»

di Andrea Massidda
«Imprenditori annientati da tributi e debiti»

I rappresentanti di Confcommercio e Confartigianato spiegano le difficoltà a pagare il diritto camerale

11 dicembre 2013
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SASSARI. Un terzo degli imprenditori del Nord Sardegna ha difficoltà a pagare la quota annuale destinata per legge alla camera di Commercio? Il dato - diffuso ieri dall'ente con sede in via Roma - preoccupa i rappresentanti delle categorie produttive, ma certo non li stupisce. «Sommersi come siamo da tasse e imposte comunali di tutti i tipi - commenta amaramente Massimo Cadeddu, presidente provinciale di Confcommercio - ora persino quel diritto camerale che la maggior parte di noi ha sempre pagato puntualmente e con orgoglio rischia di essere percepito come l'ennesimo balzello». E di conseguenza, sembra di capire, finisce nella pila infinita dei debiti ai quali non si riesce a far fronte nei tempi stabiliti (nel caso specifico a giugno). E poco importa se a ben vedere la cifra si aggira in media sui 200 euro. «Viviamo alla giornata - continua Cadeddu - e anche quel gruzzoletto in più può far comodo per regolare i cinti con banche e fornitori, del resto non è un mistero che si va avanti attraverso ravvedimenti operosi, cioè affrontando consapevolmente le sanzioni per i ritardi dei pagamenti. Siamo ostaggio delle rateizzazioni e questi rinvi sono semplicemente necessari alla sopravvivenza delle aziende».

Parole dure e sostanzialmente condivise anche da Mario Piras, presidente vicario di Confartigianato per la provincia di Sassari. «Non facciamo altro che girare per il territorio e incontrare imprenditori disperati - aggiunge -, la situazione e più drammatica di quanto si pensi. Quando raccontiamo che la piccola impresa è al collasso non lo facciamo tanto per dire, ma perché effettivamente ci sono artigiani fermi con il lavoro perché non hanno il Durc (l’attestazione dell’assolvimento da parte dell'impresa degli obblighi nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile, necessrio per partecipare alle gare d’appalto - ndr), figurarsi se trovano i soldi per il diritto camerale». Melis conclude con una frase raggelante: «Se prima il pensiero degli artigiani era quello di mantenere in piedi l’azienda, adesso il tormento principale è di garantire la sussistenza alla propria famiglia».

Le storie di disperazione non mancano. Come quella di Marco (il nome è di fantasia), un imprenditore edile che assicurava il lavoro a dieci dipendenti e ora invece si ritrova annientato dai debiti con Equitalia, pur vantando centinaia di migliaia di euro di crediti sia con l’Erario e sia con i privati. «Manca la certezza se del diritto - tuona - se uno non ti vuol pagare non lo fa e tu chiudi. Per questo io sono di quelli che il diritto camerale al momento non può permettersi di versarlo».

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