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Il paese degli allevatori e dei domatori di cavalli

Il paese degli allevatori e dei domatori di cavalli

OSILO. “La mia terra cantate. E chi la gara/ vinca, si avrà in premio un bel poledro/ che Osilo domò, Osilo chiara/ altrice e domatrice di cavalli”. I versi di Sebastiano Satta scolpiscono un’impareg...

17 dicembre 2013
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OSILO. “La mia terra cantate. E chi la gara/ vinca, si avrà in premio un bel poledro/ che Osilo domò, Osilo chiara/ altrice e domatrice di cavalli”. I versi di Sebastiano Satta scolpiscono un’impareggiabile ode a Osilo e alla sua antica tradizione nell’allevamento e nella domatura dei cavalli. “Armigeri, e molto destri nel maneggio del cavallo”, descrive gli osilesi Vittorio Angius, nel Dizionario del Casalis. E nel 1913, il Liperi Tolu ricorda come «non sono più che dieci anni, i nostri cavalli toccavano il numero di quattromila… allora Osilo era il primo paese per la produzione equina di tutta la Sardegna. Non è un caso, dunque, che Osilo abbia sempre avuto in somma considerazione tutte le attività legate all’utilizzo del cavallo, e non è un caso che, fra di esse, quella della domatura avesse un ruolo di importanza primaria.

Una tradizione che ha accompagnato in parallelo la storia di Osilo e dei cavalli, tutt’ora praticata a titolo individuale, ma che vede in Maurizio Sanna il suo ultimo epigono “professionista”. «Fra i cavalli ci sono nato – ricorda Maurizio, classe 1955 – Mio padre era pastore, e come tutti i pastori, allora, aveva anche i cavalli. Io ho cominciato a montarli da piccolissimo, e poi, a 13 anni, ho iniziato anche a domarli». Una attività che si integrava perfettamente con quella della pastorizia, ma che a tratti diveniva anche l’attività principale in termini di produzione di reddito. «Sono arrivato ad avere anche 24 cavalli contemporaneamente – ricorda Maurizio Sanna – e c’è stato un periodo in cui quel lavoro rendeva davvero». Seppure Maurizio acquistasse anche altri cavalli da domare e poi rivendere, la linea che ha sempre dato maggiori soddisfazioni è stata quella posseduta originariamente dal padre. «Col tempo – ricorda – attraverso selezioni diverse, siamo riusciti a portarli da cavallini sardi a destrieri imponenti da 1,80 al garrese». Merito anche dell’attività dell’Istituto di incremento ippico della Sardegna, che di anno in anno portava stalloni sempre più qualificati. «In particolare – ricorda Maurizio – gli anglo-arabi-francesi”. E poi, quel rapporto misterioso e insondabile che l’uomo riesce a stabilire con l’animale, creando quella sintonia, quell’empatia che sola può portare a “costruire” un cavallo sereno, equilibrato, fiducioso nell’uomo». Che è quello che serve in tutte le attività equestri, ma in particolare in quella per cui Maurizio Sanna addestrava i suoi cavalli: il salto ostacoli. E quando parla di quella intesa, sembra di sentire l’”uomo che sussurrava ai cavalli”: sensibilità, intuito, fiducia, ma anche decisione, all’occorrenza, sono i requisiti indispensabili se si vuole creare un rapporto positivo con un animale tanto nobile e intelligente. “Si cresceva insieme, tutti i giorni – ricorda Maurizio. Tu addestravi loro e loro addestravano te».

Mario Bonu

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