La Nuova Sardegna

Sassari

Raid incendiario in una falegnameria

di Gianni Bazzoni
Raid incendiario in una falegnameria

L’inquietante attentato nei confronti di un giovane artigiano firmato da un fantomatico Comitato disoccupati

18 dicembre 2013
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SASSARI. Hanno dato fuoco agli arredi appena completati e pronti per la consegna, poi hanno distrutto dei materiali accatastati e, infine, hanno lasciato delle scritte con vernice spray rossa sulle pareti del capannone. Minacce e intimidazioni.

Misterioso raid, lunedì notte, in una falegnameria della zona artigianale di Truncu Reale, nei capannoni del Consorzio provinciale dell’Asi, che proprio di recente è stata avviata da un giovane imprenditore sassarese. Salvatore Derosas ha scoperto gli inquietanti avvertimenti, ieri mattina, appena arrivato in stabilimento. Sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri: inequivocabile l’origine dolosa delle fiamme che sono state appiccate in maniera scientifica, giusto per distruggere le opere già pronte e creare trambusto e confusione nella piccola attività artigianale. Gli autori del raid sono entrati dal cancello e hanno agito indisturbati, evidentemente sicuri di avere tempo a disposizione senza che nessuno potesse rendersi conto di niente. Hanno anche bivaccato un po’ prima di lasciare scritte offensive e minacciose e firmare con un fantomatico «Collettivo disoccupati».

Per Salvatore Derosas, il gesto resta inspiegabile. E’ un tecnico, specializzato nella progettazione di interni. Prima di lui in quei capannoni c’era sempre una falegnameria, gestita da altre persone. Da quando ha cominciato ha raccontato di non avere mai avuto problemi con nessuno, due dipendenti con i quali è in ottimi rapporti. Ma allora da dove arrivano quei messaggi intimidatori? Possibile che in periodi di crisi si possa sviluppare un regime concorrenziale così agguerrito al punto da fare scattare spedizioni punitive come quella di lunedì notte?

Impossibile, al momento, avere una visione chiara della vicenda. I carabinieri hanno effettuato i rilievi anche con la consulenza dei vigili del fuoco, e le indagini si presentano piuttosto complesse.

In effetti se avessero voluto causare danni ben più gravi, gli attentatori avevano la possibilità di farlo. Ma hanno scelto solo di lanciare dei segnali, un avvertimento in codice che risulta difficile da inquadrare. Specie perchè si tratta di un imprenditore giovane che ha appena cominciato e che non risulta avere avuto problemi con nessuno.

Certo, viene difficile immaginare che gli autori del blitz di lunedì notte possano avere sbagliato obiettivo e confuso una attività con un’altra. E quelle scritte, soprattutto la firma del «Collettivo disoccupati» appaiono più un tentativo di depistaggio che una rivendicazione reale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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