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In “ostaggio” all’ufficio postale
Breve psicodramma per vietare l’accesso a un cliente fuori orario
SASSARI. Andare alla Poste non è mai il massimo a cui si possa aspirare, per la fila, naturalmente. Ma a volte diventa uno psicodramma e viene proprio da chiedersi se i cittadini meritino tanto. Ore 12,28, le porte dell’ufficio di via Luna e Sole si chiudono ma sui vetri l’orario del sabato indica le 12,35. Allo scoccare un signore cerca di entrare. Inutilmente. Comincia a mostrare il ticket che aveva ritirato prima di allontanarsi: indica il numero 143, e nemmeno a farlo apposta sul display tocca a lui. La gente in fila comincia a dare segni di agitazione, tutti invitano gli impiegati a fare entrare l’uomo dentro l’acquario, oltretutto chi ha finito le operazioni vuole uscire. Nulla. Non c’era verso. Tutti dentro e lui fuori. Sbuca la direttrice. Irremovibile grida al signore che non può sentire attraverso i cristalli antisfondamento « ha preso il biglietto pochi minuti fa ed è uscito», ma sul biglietto c’è l’ora in cui era stato strappato: le 11,31, un’ora e più prima. Dopo 20 minuti di agitazione collettiva e quando c’è già qualche tarantolato che grida “chiamo i carabinieri” la porta si apre. Il cliente esce dall’acquario e raggiunge senza dire nemmeno una parola uno sportello mentre chiama davvero l’Arma con il cellulare raccontando un’avventura kafkiana dove l’affermazione di un rigido principio prevale a lungo sul buon senso, sul saper vivere, sulla gentilezza, sull’educazione ritardardando sicuramente la fine del lavoro degli impiegati.