La Nuova Sardegna

Sassari

Truccava i bollettini, 2 anni al pony express

di Nadia Cossu
Truccava i bollettini, 2 anni al pony express

Gli affidavano il pagamento di Ici e Tarsu ma lui modificava le ricevute e intascava parte dei soldi

02 gennaio 2014
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SASSARI. Dalla società “Elettronica Professionale” riceveva denaro in contante e assegni per fare i versamenti all’ufficio postale ma Luigi Mulargia, 51 anni, titolare di due agenzie di Pony express, modificava le ricevute di pagamento (si trattava in particolare del versamento dei tributi Ici e Tarsu) e intascava una parte dei soldi: per la precisione 13.398,23 euro.

Il giudice del tribunale di Sassari lo ha condannato a due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena e al risarcimento del danno con una provvisionale di 13mila euro, così come chiesto dall’avvocato di parte civile Sebastiano Chironi che tutela l’Elettronica Professionale nella persona del suo amministratore Marco Ferrario.

I fatti risalgono agli anni tra il 2005 e il 2006 quando la Elettronica delega Mulargia al pagamento dei bollettini Ici e Tarsu. Il pubblico ministero, durante le indagini, ha però accertato che il titolare delle agenzie di Pony express in realtà «alterava i bollettini postali, in tutto dieci, relativi alla tassa di smaltimento rifiuti urbani del 2005 e all’imposta comunale sugli immobili di Sassari e Cagliari, relativi al saldo del 2005 e del 2006». L’ammanco totale: oltre 13mila euro. Sembra che Mulargia provvedesse a scannerizzare il timbro postale che attestava il pagamento e, per ciascun bollettino, modificasse poi gli importi.

L’imbroglio viene a galla perché a un certo punto la Elettronica professionale decide di partecipare ad alcune gare d’appalto e, come vuole la prassi, deve esibire tutta la documentazione richiesta in questi casi: tra le altre cose l’estratto di ruolo di Equitalia che dimostri come la società non abbia debiti con l’Erario. E invece ecco la brutta sorpresa: la Elettronica non è affatto in regola ed è costretta a pagare una seconda volta, chiaramente per colpe non sue. L’amministratore Marco Ferrario affida tutto a un legale e in questo modo salta fuori che l’imputato versava solo una parte della somma affidatagli e l’altra se la intascava. Da qui le accuse di appropriazione indebita e falsità materiale che gli sono costate una condanna a due anni di reclusione.

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