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Due banditi e l’assassinio del nobiluomo scomodo

Due banditi e l’assassinio del nobiluomo scomodo

COSSOINE. Un libro-inchiesta condotto con la competenza e lo scrupolo della polizia giudiziaria (non a caso, gli autori sono Tonino Dettori, già funzionario della polizia di Stato, e il fratello...

17 gennaio 2014
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COSSOINE. Un libro-inchiesta condotto con la competenza e lo scrupolo della polizia giudiziaria (non a caso, gli autori sono Tonino Dettori, già funzionario della polizia di Stato, e il fratello Gianni, ex direttore del carcere di Tempio): questo è “Delitto quasi perfetto. L’uccisione di don Luigi Dettori ad opera dei banditi Cicciu Rosa e Pera Zuanne”, presentato a Cossoine. Un libro scritto in forma romanzata, su fatti finora in parte oscuri che hanno segnato la storia del Meilogu fra il 1891 e il 1894.

Al centro del racconto, due episodi che hanno caratterizzato la latitanza di Cicciu Rosa (Francesco Derosas di Usini) e Pera Zuanne (Pietro Giovanni Angius di Bonorva), fra Cossoine e Giave. Il primo, è l’accerchiamento da parte dei carabinieri di Bonorva, Cossoine, Pozzomaggiore e Torralba (17 militari in tutto), dei due banditi, nella notte fra il 14 ed il 15 ottobre 1892, a “Badde Tuva”, nei pressi del nuraghe “Idda”. Un assedio da cui i due malviventi riuscirono a sgusciare, ma che costituì il precedente per l’altro tragico fatto di sangue su cui si impernia il libro: l’uccisione del nobile don Luigi Dettori. Cicciu Rosa, secondo la versione dei fatti finora conosciuta, si sarebbe convinto di essere stato tradito da quello che fino ad allora era stato suo amico, e decise di vendicarsi. L’agguato mortale contro Dettori fu organizzato da Derosas e complici il 26 dicembre 1893, a “Salagios”. Un episodio feroce, perché il nobile cossoinese, fu ucciso a fucilate, poi massacrato con 22 coltellate e decapitato.

L’inchiesta dei fratelli Dettori, condotta su atti processuali, referti medici, documenti d’archivio originali, ribalta la versione dei fatti conosciuta, arrivando a dimostrare che non di una vendetta si trattò, bensì di un delitto su commissione. Alla base rancori fra famiglie, furti di bestiame veri o presunti, e forse qualche lontano legame con la politica. Dettori era uno dei rampolli emergenti della nobiltà locale, di idee repubblicane, aspirante alla carica di sindaco (cheUn, a quei tempi, “rendeva” in termini di potere e di interessi, assai più di oggi), poteva rappresentare una minaccia per lo schieramento monarchico di cui era avversario. Il libro è stato presentato dal sindaco, Alfredo Unali, e Tonino Faedda, cultore di storia locale. Sono intervenuti l’editore, Bartolomeo Porcheddu, Leopoldo Ortu, che ha curato l’aspetto fonologico, morfologico, semantico e sintattico dell’opera, il sindaco di Usini, Peppino Achenza, Vincenzo Corrias, Bastiano Piras, Francesco Manai. Ed infine, uno degli autori, Tonino Dettori, che ha condotto in maniera sapiente il numeroso pubblico presente nei segreti reconditi della storia.

Mario Bonu

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