La Nuova Sardegna

Sassari

Sit in contro i tralicci Enel, alta tensione a Carbonazzi

di Andrea Massidda
Sit in contro i tralicci Enel, alta tensione a Carbonazzi

I residenti del quartiere in piazza per chiedere l’interramento dei cavi elettrici Ora la protesta arriva anche su Facebook: «Tuteliamo la salute dei nostri figli»

26 gennaio 2014
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SASSARI. Svettano come delle gigantesche torri d’acciaio nel cuore di uno dei quartieri più popolosi della città, collegati tra loro da lunghissimi cavi che traducono energia elettrica sovrastando palazzi, villette e persino giardinetti pubblici. È da venticinque anni che gli abitanti di Carbonazzi convivono insofferenti con i tralicci dell’Enel piazzati tra via Morandi, via Vardabasso e via Siglienti, ma per ora l’unica cosa affossata è l’ istanza di interrare quelle inquietanti funi che secondo molti esperti mettono a repentaglio la sicurezza di chiunque passi nei paraggi. Così, ieri mattina, un centinaio di residenti della zona hanno inscenato l’ennesima manifestazione di protesta, forse nella speranza che in campagna elettorale gli interlocutori istituzionali si mostrino più sensibili al loro disagio. Nel tempo, poi, alle questioni legate alla salute dei residenti si è aggiunta anche l’aspetto squisitamente estetico, perché è innegabile che in quel contesto urbanistico i tralicci appaiono come un elemento di disturbo e dal punto di vista paesaggistico sono un pugno nell’occhio.

«Il nostro è un rione ad altra tensione», taglia corto con un certo sarcasmo Andrea Lai, 33 anni, consigliere circoscrizionale e presidente del comitato Liberiamo Carbonazzi, che conta moltissime adesioni anche sul social network Facebook. È lui uno degli organizzatori del sit in di protesta, ed è lui che per tutti i presenti spiega nel dettaglio il senso della manifestazione. «Dobbiamo risolvere questo grave problema che affligge il quartiere in cui viviamo - chiarisce -, per questo chiediamo ad alta voce sia a Terna sia all’Enel l'interramento dei cavi elettrici».

Gli fanno eco le parole di Paolo Coradduzza, 65 anni. «Sono finiti i tempi in cui si scrivevano comunicati - si sfoga il pensionato -, ne abbiamo davvero le scatole piene, e se oggi siamo in strada per salvaguardare la nostra sicurezza è perché riteniamo che dopo tanti anni la pazienza sia finita: ci sentiamo abbandonati e vogliamo avere delle risposte dagli organismi competenti».

«In effetti - riprende Andrea Lai - non abbiamo avuto il sostegno che tale problematica meriterebbe, quindi vogliamo riaccendere una speranza per i nostri figli e cercare di risolvere uno dei più grossi disagi che ha questo quartiere che conta circa 30mila residenti. È la prima volta dopo tanti anni che torniamo in strada a esprimere il nostro mal contento - conclude - presto saremo nuovamente attivi con altre manifestazioni: dobbiamo dire no a questo scempio diventato la barzelletta della città».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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