La Nuova Sardegna

Sassari

Tuvixeddu, da marzo l’impresa può esigere 76 milioni di euro dalla Regione

Tuvixeddu, da marzo l’impresa può esigere 76 milioni di euro dalla Regione

Cagliari, i termini per andare all’incasso della somma indicata dal lodo arbitrale e riconosciuta in Corte d’appello civile di Roma quale indennizzo del progetto bloccato

05 febbraio 2014
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CAGLIARI. Quando l’attuale presidente Ugo Cappellacci vinse le elezioni nella precedente tornata brindò con gli amici e con uno, in particolare, venne ritratto dai fotografi proprio nell’attimo del cin-cin con sorrisi smaglianti: la persona con la quale Cappellacci aveva avuto il piacere di intrattenersi in un momento di gioia era Gualtiero Cualbu di Cagliari, l’imprenditore di Tuvixeddu, proprio colui cui, adesso, dall’8 marzo in poi, l’amministrazione regionale dovrà sborsare 76 milioni di euro uno sull’altro per la sofferenza economica causata dallo stop al progetto immobiliare su Tuvixeddu. C’è da credere che il sorriso, oggi, sarebbe meno spontaneo.

La decisione, è noto, è stata presa dalla corte d’appello civile di Roma che ha negato la sospensiva del lodo arbitrale nel quale già la Regione aveva perso.

Nella sostanza delle cose, la giustizia ha riconosciuto, sì, validi i vincoli estesi sulla necropoli punica più importante del Mediterraneo dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, ma ha anche ammesso che il privato firmatario di un accordo con la stessa Regione e il Comune per realizzare un parco e un progetto immobiliare è stato danneggiato in ragione di 76 milioni di euro dalla successiva decisione della stessa amministrazione regionale.

Poco importa, in questo caso, che i primi vincoli furono stabiliti secondo una certa valutazione e che l’estensione dei vincoli rispondeva a una più completa esigenza di tutela di un colle che non valeva solo per il numero esatto delle tombe svelate finora nei pochi scavi condotti ma anche per la sua presenza paesaggistica. In altre parole: il parco archeologico incastonato in un complesso edilizio pur bello era una forma di tutela ridotta rispetto alla possibilità di non aggiungere più un mattone all’intera area sulla quale, naturalmente, andava studiata un’attenta riqualificazione. Visioni diverse che hanno provocato decisioni contraddittorie nel tempo e, secondo la Corte d’appello civile di Roma, tutto ciò ha provocato un danno all’imprenditore.

Un caso che costerà caro alla Regione e che sta infuocando la polemica pro e contro il vecchio piano paesaggistico, quello voluto da Soru e il nuovo, firmato da Cappellacci, che è stato recentemente stoppato dal Governo per rilievi di forma e di sostanza.

L’8 marzo arriverà in un contesto che già si chiede se Cualbu andrà fino in fondo per ottenere i soldi oppure se l’imprenditore accetterà proposte alternative tipo qualche interessante permuta. Una scelta al momento non prevedibile perché è possibile sia condizionata dall’esito delle elezioni: se resta Cappellacci, i vecchi amici del brindisi potrebbero sorridersi ancora davanti a un accordo, se Cappellacci dovrà passare il testimone chissà.

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