La Nuova Sardegna

Sassari

Attentato contro testimone al processo

di Gianni Bazzoni
Attentato contro testimone al processo

Bruciato il capannone del padre del ragazzo ucciso il 29 aprile 2011 a Bidorosu. Nell’agguato perse la vita anche il fratello

20 febbraio 2014
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Ci sono messaggi che non hanno bisogno di parole per essere compresi. E si tratta solo di capire se fuoco e devastazione sono da mettere in relazione con fatti recenti - la testimonianza al processo in corso in corte d’assise per il duplice omicidio e per il tentato duplice omicidio di poco più di due anni fa - oppure se hanno una collocazione diversa nel calendario delle vendette che arrivano senza una logica temporale. Ieri mattina tra le 6 e le 6.30, comunque, qualcuno ha dato fuoco a uno dei capannoni dell’azienda di Saverio Bacciu, padre di Antonio, 28 anni, e fratello di Giovanni Battista, di 69, giustiziati all’alba del 29 aprile 2011 nell’ovile di “Bidorosu”, in un agguato al quale scamparono miracolosamente gli altri due figli, Angelo, 23 anni, e Gianmarco, di 19, che si era finto morto sotto il corpo dello zio.

Le fiamme - partite da un innesco che ha anche provocato una esplosione - si sono propagate rapidamente e hanno distrutto 140 rotoballe di fieno. Il fumo che si è sprigionato ha causato la morte per asfissia di 37 agnelli e 4 pecore. I danni, coperti da assicurazione, ammontano complessivamente a circa 60mila euro.

Quando Saverio Bacciu è arrivato in azienda, insieme a dei collaboratori, l’incendio era già diffuso in tutto il capannone ma il loro intervento è servito per scongiurare conseguenze ancora più gravi. Le fiamme, infatti, avrebbero potuto coinvolgere anche un’altra struttura dove erano ricoverati degli animali e custodito il mangime. L’allarme è scattato immediatamente e sul posto sono arrivati i carabinieri della stazione di Buddusò e i vigili del fuoco che hanno lavorato sino al primo pomeriggio per spegnere definitivamente le fiamme e bonificare gli ambienti. Complicate le indagini degli investigatori che - proprio nella fase di bonifica - sono riusciti anche a rilevare i residui dell’innesco e il punto dal quale è partito l’incendio. Confermata, quindi, l’origine dolosa delle fiamme per un attentato che non è avvenuto in piena notte ma alle prime luci dell’alba, poco prima che Saverio Bacciu arrivasse in azienda, a S’Ulteri, dove si trova un terreno di proprietà di circa 30 ettari. I carabinieri della stazione di Buddusò che lavorano insieme ai colleghi della compagnia di Ozieri e del comando provinciale di Sassari, non escludono alcuna pista. Il collegamento più logico sembra quello al processo in corso in corte d’assise, dove tra l’altro Saverio Bacciu ha testimoniato proprio di recente, e prima di lui il figlio Angelo (che era sul fuori strada, nel sedile passeggero, il giorno dell’agguato, ed era riuscito a sfuggire ai killer correndo per le campagne). I Bacciu attendono la verità su quella che è stata definita «una strage a metà», perchè i killer furono costretti ad allontanarsi dall’ovile dal suono del clacson del pick up, inceppato da un pallettone. Tre killer - confermarono gli specialisti del Ris di Cagliari - formarono il commando in attesa dietro il muretto a secco. Spararono tutti. A Buddusò torna alta la tensione, in tanti temono che l’attentato di ieri mattina possa essere legato al duplice omicidio e al processo in corso a Sassari.

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