La Nuova Sardegna

Sassari

Cancellata la corsa ippica per il “caro collaudi”

di Emidio Muroni
Cancellata la corsa ippica per il “caro collaudi”

Il Comune di Giave ha rinunciato a pagare i tecnici addetti alla perizia del Corso Il sindaco Giuseppe Deiana: «Di questi tempi è una richiesta davvero ingiusta»

27 febbraio 2014
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GIAVE. Quest’anno la manifestazione ippica legata agli spettacoli del Carnevale Giavese, intitolata “Cursa a sa Ciccia e a sa Pudda”, è stata cancellata dal calendario dei festeggiamenti. La competizione equestre, che ogni anno richiama nel piccolo centro del Meilogu numerosi appassionati e turisti, si sarebbe dovuta tenere sabato lungo i circa cento metri del Corso Repubblica che, per l’occasione, per consentire il transito dei cavalli lanciati al galoppo sarebbe dovuto essere protetto da un fondo di sabbia. Uno dei motivi di tale decisione pare sia legato a una forma di burocratizzazione spinta all’eccesso e collegata alle spese per il collaudo della pista. L’esame sulla praticabilità del percorso spetta infatti a una commissione di vigilanza sul pubblico spettacolo composta dal sindaco, dal responsabile dell’Ufficio tecnico e della polizia municipale, da un funzionario dell’Asl per il servizio igiene pubblica, da un elettrotecnico, dal comandante dei Vigili del fuoco di Sassari e da un veterinario Asl, indicato dal ministero delle Politiche agricole tramite l’Unire (Unione Nazionale incremento razze equine). A causare il “disguido”, come ha sottolineato il sindaco Giuseppe Deiana è, fra gli altri motivi, una sorta di “discriminazione onerosa” dovuta proprio alla nomina di quest’ultima figura, generalmente un tecnico affiliato alla Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) che, a differenza degli altri commissari, che partecipano alla commissione a titolo gratuito, deve essere retribuito con un gettone di 236 euro, oltre le spese di viaggio ed eventuale soggiorno. Non è sicuramente una spesa insostenibile ma ritenuta ingiusta. Un autentico paradosso che incide in parte anche sull’economia generale delle manifestazioni che ovviamente devono fare i conti con le ristrettezze imposte da un bilancio piuttosto risicato e che ha portato a una forma di protesta contro quello che viene definito un ulteriore lacciuolo imposto da una forma di burocrazia sempre più “matrigna”. A subire maggiormente gli effetti di tale decisione, che pare sia da collegare alle direttive dell’Unire, che, paradossalmente, dovrebbe invece favorire tali manifestazioni spontanee, è l’iniziativa di tanti allevatori e cultori della valorizzazione e diffusione del cavallo, in ogni forma ed utilizzo. Un’iniziativa che, in particolare nei piccoli centri, si completa e realizza anche con manifestazioni ippiche di piccola portata che, oltre a gratificare un impegno costante e appassionato, contribuisce a tenere alto il significato e il valore caratterizzante di una forma di civiltà, cultura e tradizione propria della nostra isola.

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