La Nuova Sardegna

Sassari

Lei lo chiama “Tormento” e la famiglia va in frantumi

di Nadia Cossu
Lei lo chiama “Tormento” e la famiglia va in frantumi

Ex marito imputato di maltrattamenti dopo la fine turbolenta del matrimonio La moglie: «Mi aggredì quando scoprì come avevo memorizzato il suo numero»

29 marzo 2014
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SASSARI. Lei voleva la separazione, il matrimonio le stava ormai troppo stretto. Lui invece non voleva saperne, la supplicava di restare insieme, la cercava spesso. Tanto spesso che lei aveva memorizzato il numero del marito nella rubrica del cellulare con il nome “Tormento”. E quando lui lo ha scoperto è scoppiato il finimondo, almeno stando a quanto detto dalla donna che nei giorni scorsi, nell’aula del tribunale, ha raccontato al giudice monocratico Marina Capitta, di quelle sempre più frequenti scenate di gelosia del marito che non voleva rassegnarsi alla fine del matrimonio. La moglie, al rientro dalla stagione a Porto Cervo, gli aveva detto che la loro storia era finita ma lui la amava ancora e per questo non aveva mandato giù la cosa.

Adesso l’uomo, un ex agente di polizia penitenziaria, è a processo (assistito dall’avvocato Nicola Lucchi) con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.

«Gli avevo detto che volevo la separazione – ha raccontato la moglie (parte civile con l’avvocato Gian Mario Fois) – non mi lasciava in pace. Mi tempestava di chiamate, persino quando eravamo in casa insieme. Un giorno ero sotto la doccia e ha fatto squillare il mio cellulare che in quel momento avevo lasciato in cucina. Quando ha visto che lo avevo chiamato “Tormento” in rubrica, è andato su tutte le furie. Mi ha aggredito verbalmente con parolacce e poi mi ha sbattuto contro il muro. È intervenuto nostro figlio per allontanarlo e lui voleva tirargli addosso la sedia».

Cosa che poi non fece, come ha confermato anche lo stesso ragazzo, sentito come testimone al processo. «Un giorno – ha detto il figlio della coppia protagonista del processo– siamo andati in pizzeria io, la mia fidanzata e mio padre. Durante la cena lui aveva sbalzi di umore, un po’ rideva e un po’ piangeva. Mi chiedeva di aiutarlo a tenere unita la famiglia e mi ha convinto a chiamare mia mamma per dirle di raggiungerci nel locale. Mentre la aspettavamo lui è uscito per fumare ma non rientrava. Allora con la mia ragazza siamo usciti e abbiamo trovato mia madre spaventata, che voleva chiamare la polizia perché diceva che mio padre l’aveva aggredita e insultata. Lui invece era sparito, se n’era andato a casa della sorella». E in effetti la polizia quella sera arrivò. L’agente è stato citato in aula: «Ascoltammo il racconto della donna, ci disse che il marito aveva delle armi in casa. Ma verificammo insieme a lui che erano regolarmente detenute e chiuse in una cassaforte, non abbiamo assistito a scene di violenza e siamo andati via».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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