La Nuova Sardegna

Sassari

Rubavano fucili, sgominata una banda

di Luigi Soriga

Tre sassaresi e un romeno erano specializzati in furti d’armi: l’ultimo colpo un mese fa in una villa a Marchetto

20 aprile 2014
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SASSARI. Delle altre cose che c’erano in casa a loro non importava. Argenteria, gioielli, nemmeno li guardavano. Andavano dritti alle armi, erano i fucili il loro obiettivo. Sceglievano case un po’ isolate, come può essere una villetta a Marchetto. Sapevano perfettamente che il proprietario era un cacciatore, o che comunque aveva un porto d’arma e deteneva fucili. Dopodiché quando gli inquilini uscivano per andare al lavoro, loro entravano in azione. Sono in quattro, tre sassaresi e un romeno, tutti pregiudicati. Mario Arca di 69 anni, Antonio Ledda di 54, Franco Antonio Pischedda, di 41 e di Marian Istrate di 37 anni. I carabinieri della compagnia di Porto Torres, coordinati dal tenente Romolo Mastrolia, li tenevano d’occhio da qualche tempo. Quando hanno saputo che il 18 marzo era stata svaligiata una villetta nell’agro, e che dalla rastrelliera erano spariti cinque fucili, hanno pensato subito alla banda e si sono messi sulle sue tracce. I quattro bazzicavano spesso a Porto Torres, ma si spostavano anche nel sassarese. Non sono degli sprovveduti, sono assolutamente in grado di portare a termine colpi simili, ma soprattutto sono in grado di piazzare sul mercato clandestino le armi rubate. E’ questa consapevolezza che ha spinto gli uomini del tenente Mastrolia a marcare stretti i quattro pregiudicati e controllare ogni loro spostamento. I militari hanno sentito anche i vicini della villetta di Marchetto, e alcune testimonianze si sono rilevate molto utili per ricostruire la scansione precisa del furto: la scala appoggiata alla finestra, le armi avvolte in un lenzuolo e a seguire le possibili via di fuga e il percorso fatto dai malviventi, che conduce al terreno di uno dei quattro.

Quindi i militari sono passati alla fase più delicata: pedinamenti giorno e notte, lunghi appostamenti utili a documentare gli incontri tra la banda e altre persone. Volevano disfarsi al più presto dei fucili, che potevano fruttare 1000 euro ciascuno, e 1500 il modello automatico, che assicura una potenza di fuoco di sei colpi. Una garanzia se utilizzato durante una rapina. Le altre armi, invece, vengono generalemnte accorciate, in modo da trasformarle in maneggevoli fucili a canne mozze. La matricola non viene cancellata subito, ma viene abrasa dopo l’acquisto: infatti è il sigillo di freschezza della merce, che lo rende un fucile pulito, non utilizzato per altri colpi e dunque non tracciabile come altre armi che scottano. Ma in un mese la banda non era riuscita ancora a piazzare la “roba” sul mercato, tanto che il romeno aveva deciso di cambiare aria e aveva già acquistato un biglietto per trascorrere la Pasqua con la sua famiglia. Però non ha fatto in tempo a partire e passerà le feste nel carcere di Bancali. I carabinieri hanno infatti raccolto sufficienti indizi di colpevolezza, e il pm Giovanni Caria ha formulato la richiesta di custodia cautelare. Così ieri mattina i militari di Porto Torres sono entrati in azione. All'alba i quattro sono stati arrestati e durante le perquisizioni tre fucili sono stati trovati all’interno di un terreno. Gli altri due, invece, forse erano stati già venduti.

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