La Nuova Sardegna

Sassari

«La metà dei guadagni se li intascava Branca»

di Luigi Soriga

La moglie di un impresario ripercorre in aula la vicenda delle presunte estorsioni «Con gli appalti condominiali non ci restava nulla, neanche i soldi per gli operai»

30 aprile 2014
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Ogni volta che il conto in banca si rimpinguava, puntualmente arrivava il salasso. Era il prezzo da pagare per continuare a lavorare per conto della Servizi Immobiliari srl, e quel denaro sottobanco sarebbe finito nelle tasche del presidente della società, ovvero Sergio Branca, 49 anni, sassarese, ex affermato tennista.

Il processo per estorsione continuata e truffa, per il quale è imputato anche il suo socio, il geometra Andrea Pintus, 47 anni, è proseguito ieri davanti al giudice Marinaro. A rispondere alle domande del pm Elisa Loris c’è Veronica Mikula, moglie dell’impresario Gianni Manunta, titolare della Fincos, una ditta che nel 2006-2007 operava nel ramo edile e che lavorava in regime di subappalto per conto della Servizi Immobiliari srl. La donna, assistita in aula dai legali Sabina Useli e Maurizio Serra, è un fiume in piena. «E’ stato un periodo di inferno. Le richieste di denaro da parte di Sergio Branca erano sempre più pressanti. Alla fine su 240mila euro da noi effettivamente incassati, ben 130 mila andavano via sottobanco». La donna durante l’udienza cita un episodio preciso: «Il 27 giugno del 2008 per i lavori effettuati avevamo incassato un bonifico di 6000 euro. Da quella cifra abbiamo dovuto versare la metà a Branca». In pratica l’azienda era in ginocchio, e riusciva a malapena a far fronte ai pagamenti degli operai. «Ogni giorno i nostri dipendenti battevano cassa – racconta la donna – e noi non eravamo in grado di versare tutti gli stipendi. A noi non restava nulla, cercavamo solo di sopravvivere». A quel punto gli avvocati difensori di Branca, ovvero Marco Enrico e Luigi Esposito, pretendono una spiegazione: «Perché, viste le condizioni economiche impossibili da sostenere che lei descrive, non avete rescisso il contratto?». Risposta: «Quello era il nostro lavoro, era l’unica cosa che noi avevamo. Avevo un figlio da sfamare, e poi gli operai venivano sotto casa, ci minacciavano. Non avevamo alternative. E quando Branca ci diceva che se non avessimo pagato non avremmo più continuato a lavorare, io prelevavo dal conto corrente postale o dal conto in banca e versavo. Non sapevo per quale motivo stessimo dando i soldi, quelle somme non sono mai state giustificate. Sapevamo dell’esistenza di determinate fideiussioni, ma mai i nostri pagamenti sono stati associati a questa voce». Il processo continuerà il 15 luglio e verranno sentiti altri testimoni del pubblico ministero.

In Primo Piano
Disagi

Alghero, tre passeggeri lasciati a terra per overbooking da Aeroitalia

di Massimo Sechi

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative