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Sassari

il caso

Braccialetti elettronici esauriti, detenuto obbligato a restare in cella

di Nadia Cossu
Braccialetti elettronici esauriti, detenuto obbligato a restare in cella

Vicenda paradossale a Sassari, la Telecom finisce i dispositivi indispensabili per andare ai domiciliari. La protesta del legale

28 agosto 2015
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SASSARI. Capita anche che a decidere della libertà di una persona non sia il giudice di un tribunale ma...la Telecom. In un certo qual modo.

Biagio Mellino, imprenditore di 60 anni originario di Nule, era stato arrestato domenica scorsa dopo aver minacciato con una pistola il fratello e altre persone che erano ospiti a casa sua, a Sorso. Tre giorni fa c’è stata l’udienza di convalida, il pubblico ministero ha chiesto la custodia cautelare in carcere e il giudice lo ha invece mandato ai domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico. E qui arriva il bello: «La Telecom, che dovrebbe mettere a disposizione questi “apparecchi” – spiega l’avvocato difensore Pasqualino Federici – li ha terminati. E il mio assistito non può tornare a casa».

Una storia che ha del paradossale e che secondo il legale non rimarrà senza conseguenze: «È un caso davvero incredibile: il pm chiede la custodia in carcere e fa il suo lavoro, il giudice Grotteria concede i domiciliari a condizione che ci sia la disponibilità del braccialetto e anche lui quindi fa il suo lavoro, le forze dell’ordine restano a disposizione ma, e qui sta l’assurdità, a decidere a tutti gli effetti della libertà personale di un individuo è proprio la Telecom. Che, nel caso specifico, il braccialetto non ce l’ha. E Mellino è costretto a restare in cella». Ingiustamente, secondo il suo legale, che infatti annuncia: «Mi riservo di chiedere un indennizzo per ingiusta detenzione».

L’imprenditore era stato arrestato domenica: era arrivato nelle campagne di Sorso armato di pistola, secondo i carabinieri con l’intenzione di uccidere il fratello. E siccome quest’ultimo aveva invitato degli amici a cena, Mellino aveva seminato il panico minacciando tutti con la pistola attraverso il finestrino della sua auto. Poi era scappato, era stato rintracciato più tardi, a Sassari, e arrestato con le accuse di minacce aggravate, porto in luogo pubblico della pistola modificata artigianalmente e detenzione di un coltello.

Ma davanti al gip che lo ha sentito alcuni giorni fa, l’uomo si è difeso sostenendo che quella trovata dai carabinieri nella sua macchina era una pistola giocattolo e che in realtà in quel momento in mano non aveva l’arma ma una macchina fotografica, tanto che le foto dimostrerebbero – sempre secondo la sua versione – che gli scatti sono stati fatti proprio in quei momenti concitati. Il giudice lo ha mandato ai domiciliari «ma a quanto pare – lamenta l’avvocato Federici – la sua libertà è nelle mani della Telecom che dovrebbe invece avere l’obbligo di mettere a disposizione immediatamente i braccialetti. Tutto questo va contro la Costituzione».

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