La Nuova Sardegna

Sassari

La cava sarà risanata Vinta la battaglia di Gavino Ledda

di Paoletta Farina
La cava sarà risanata Vinta la battaglia di Gavino Ledda

Siligo: sollievo per il progetto di bonifica di Monte Unturzu Saranno realizzati terrazzamenti sui quali piantare alberi

19 novembre 2015
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SILIGO. Assemblea pubblica a Siligo per la presentazione dello studio di impatto ambientale del progetto di riapertura e bonifica della vecchia cava di sabbia di Monte Unturzu. In prima fila anche Gavino Ledda, l’autore di “Padre padrone” che si è sempre battuto contro l’attività estrattiva nei luoghi dove sono ambientate le sue opere. E le notizie arrivate dalla riunione hanno convinto lo scrittore che alle terre dove giocava da bambino e lavorava come pastore non saranno inflitte nuove e insanabili ferite. Il progetto illustrato alla presenza dei funzionari della Regione nel centro sociale intitolato a Maria Carta è della Sacit srl che dovrà operare su un terreno di tre ettari. La società si impegna, dietro fidejussone di 100mila euro, a riattivare la cava, ma contestualmente alla bonifica. In pratica si procederà per terrazzamenti: dopo l’estrazione, si passerà alla piantumazione, e solo dopo che i lavori di ripristino saranno conclusi nell’area di azione delle ruspe, si passerà alla zona successiva. In questo modo si sanerà non solo una bruttura che da trent’anni, dopo la dismissione della cava, mortificava il panorama, mettendola in sicurezza, ma si provvederà anche a mettere a regime le acque e a recuperarla sotto il profilo ambientale perchè ritorni nel patrimonio di tutti. La concessione, poi, avrà una durata di soli dieci anni ed è inoltre previsto che le sabbie estratte vengano utilizzate esclusivamente per il ripascimento di spiagge sarde. In passato, infatti, i preziosi silicati di Siligo varcavano il mare verso le fabbriche dei distretti della ceramica, Sassuolo in primo luogo. «È un buon risultato quello a cui puntiamo - afferma soddisfatto il sindaco di Siligo, Mario Sassu -. Con Gavino Ledda siamo d’accordo che dal nostro territorio si debba estrarre soprattutto cultura, tanto che con il consiglio comunale stamo valutando una modifica radicale del Piano urbanistico comunale riducendo in maniera drastica le aree dove era prevista attività di estrazione, soprattutto ai piedi di Monte Santo. E infatti anche Gavino, che guardava con sospetto a questa iniziativa, si è convinto che invece è un’occasione per restituire alla natura quello che le era stato tolto». L’assemblea che si è tenuta avant’ieri, lunedì 16, era stata aperta a tutti perché anche i cittadini potessero presentare le loro osservazioni e fornire suggerimenti, da acquisire agli atti del Savi, il servizio regionale, per la valutazione di impatto ambientale. Gavino Ledda conferma: «Sì, alla riunione pubblica sono andato terrorizzato all’idea che ci fosse in vista un nuovo saccheggio dei luoghi della memoria di tanti di noi - dice lo scrittore -. E sono arrivato pronto a battermi perché non fosse consumato l’ennesimo scempio. Per decenni le cave hanno provocato povertà, con proposte meschine da parte degli industriali di far arricchire i pastori dalla vendita dei loro terreni da utilizzare ai fini dell’estrazione. Ora, per fortuna, non sembra che sarà così. E se la cava verrà sanata, anche se non si ritornerà mai al passato, almeno la natura potrà reagire e dove c’erano quei solchi bianchi qualche pianta riuscirà ad attechire». «Nel 2005 - ricorda Gavino Ledda - mi battei con tutte le forze perché l’avidità di pochi non deturpasse il paesaggio che appartiene a tutti. Allora era in pericolo Monte Santo, dove, voglio ricordare, si trova la falda acquifera più grande di tutta la Sardegna. Scavare la montagna avrebbe messo in pericolo tutto il sistema idrogeologico della zona. E non possiamo permettercelo».

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