La Nuova Sardegna

Sassari

Il Wwf: il parcheggio distrugge l’area Sic

di Luigi Soriga
Il Wwf: il parcheggio distrugge l’area Sic

Esposto in Procura degli ambientalisti: «Anche 500 auto al giorno sopra le dune, a pagamento e senza autorizzazioni»

23 agosto 2017
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SASSARI. Nei cassetti della Procura c’è una risma di esposti che riguardano la spiaggia di Ezzi Mannu. La recinzione a ridosso dell’arenile che si estende per chilometri e il ticket preteso per il parcheggio estivo, sono da anni indigesti a diversi frequentatori dell’area Sic. In primo luogo agli ambientalisti, poi ad alcuni appassionati di quel tratto di costa, e infine anche al Comune di Stintino. Tutti hanno preso carta e penna e si sono rivolti alla magistratura.

L’esposto del Wwf. E un mesetto fa lo ha fatto anche la presidentessa del Wwf Vanda Casula, denunciando una serie di presunti illeciti ambientali in un’area protetta e puntando il dito anche sulla “tassa di ingresso” incassata per ogni veicolo che oltrepassa il terreno privato.

L’area protetta. Il litorale di Ezzi Mannu si estende per 3 chilometri, tra la spiaggia di Fiume Santo a sud e quella di Pazzona a nord. Su quest’area vigono le tutele ambientali determinate da Rete Natura 2000, (Zona di Protezione Speciale Stagno di Pilo, Casaraccio e Saline di Stintino” e dal Sic (Sito di Interesse Comunitario). In pratica la copertura vegetale è a forte rischio, c’è una erosione della duna di origine antropica dovuta al normale calpestio degli escursionisti e dai solchi dei pneumatici di fuoristrada e caravan. Poi c’è il disturbo per la fauna dello stagno. È sancito un preciso divieto di “campeggio al di fuori delle aree destinate a tale scopo ed appositamente attrezzate. Insomma, come un regolamento così rigido possa convivere con un parcheggio frequentato quotidianamente da 200 mezzi, con picchi di 500 veicoli nei week end di agosto, questo resta un mistero.

L’accesso privato. Quel che è certo, invece è un altro aspetto: per accedere comodamente alla spiaggia con la propria auto esiste un solo varco. E quella porta costa 5 euro. Infatti l’area prospiciente l’arenile è stata recintata con una rete elettrosaldata che, dopo anni di salsedine e ruggine, ormai sta cadendo a pezzi. A distenderla per chilometri parallela alla spiaggia è stata la proprietà del terreno, che risulta intestato alla società Sismo srl. Ma ad esigere il pagamento sono altre società, come l’azienda agricola Roccavorte, o la Ramf srl che invece si occupa di somministrazione di cibo e bevande. In ogni caso cambiano i nomi sulle ricevute, ma i titolari sono sempre gli stessi.

Il ticket. Anche il motivo della riscossione, impresso nel ticket con un timbro, è immutato: «Ingresso al fondo art. 843 cc.». E il codice civile recita così: “Se l'accesso cagiona danno è dovuta un'adeguata indennità. Il proprietario deve parimenti permettere l'accesso a chi vuole riprendere la cosa sua che vi si trovi accidentalmente o l'animale che vi si sia riparato sfuggendo alla custodia”.

L’ambiguo pedaggio. «Appare del tutto evidente che il denaro richiesto si configura piuttosto come un pedaggio con uso di parcheggio a pagamento, visto che viene richiesto solo per mezzi a motore e non ai pedoni – sostiene Vanda Casula nell’esposto – attività quest’ultima che non può essere esercitata da un privato in assenza di autorizzazione. Appare del tutto ovvio che il richiamo all’articolo 843 sia assolutamente improprio, visto che non esistono cose o animali da riprendere. Inoltre il beneficiario dovrebbe essere il proprietario del fondo e dovrebbe essere iscritto come coltivatore diretto o imprenditore agricolo. Nè la Sismo e nè la Ramf svolgono attività agricola».

Nessuna autorizzazione. Non basta: l’area non ha la destinazione d’uso a parcheggio, è un terreno classificato H, peraltro inserito in una zona a protezione integrale e in un sito di interesse comunitario. Quindi il Comune di Stintino non ha mai rilasciato alcuna concessione per utilizzare il terreno come una sorta di parcheggio, e ne consegue che non viene rispettata alcuna norma sulla sicurezza, sull’antincendio e via dicendo. Per questo il sindaco Antonio Diana si era rivolto al tribunale ed è in attesa di imminenti sviluppi.

L’habitat compromesso. «Il vero problema – sottolinea Vanda Casula – è che i bagnanti non conoscono l’articolo 843 e ignorano il complesso scenario ambientale di questo tratto di arenile. Loro pagano i 5 euro, che percepiscono come un ticket parcheggio, e in quel momento si sentono in diritto di poter usufruire del “bene acquistato” senza alcun limite e cautela. Così si avvicinano il più possibile alla battigia, salgono con le ruote sulle dune, distruggono la vegetazione e compromettono un intero habitat».

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