La Nuova Sardegna

Sassari

Usini, scavi e laboratori a S’Elighe Entosu

Nella necropoli si è appena conclusa la campagna a cui hanno partecipato studenti italiani e stranieri

12 ottobre 2017
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USINI. Il ricco patrimonio archeologico di Usini, ancora una volta è stato oggetto di studio e approfondimento in particolare la necropoli a domus de janas di S’Elighe Entosu dove si è appena conclusa la campagna di scavo archeologico quest’anno particolarmente lunga, con circa nove settimane di lavoro suddivise tra i mesi di maggio, luglio e settembre. Lo scavo, diretto da Maria Grazia Melis del Dipartimento di Storia dell’università di Sassari, direttrice del Laboratorio di preistoria e archeologia sperimentale, è finanziato dal Comune di Usini, nell’ambito di una Convenzione quinquennale, finalizzata alla ricerca, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio culturale usinese. Nelle attività sono stati coinvolti collaboratori, studenti dell’università di Sassari e studenti Erasmus provenienti dalla Spagna e dalla Polonia. «Una particolare attenzione è stata prestata alle attività di archeologia pubblica con il coinvolgimento di alcuni studenti liceali tra i quali una studentessa di Usini - ha detto Maria Grazia Melis - nell’ambito del programma di alternanza scuola-lavoro e con l’organizzazione dell’evento “Un giorno da archeologo”, che si è svolto nei giorni 10 e 24 giugno. Quest’ultimo è stato realizzato nell’ambito del progetto “Sperimentare la Preistoria. Un progetto per il grande pubblico”, finanziato dalla Fondazione di Sardegna. L’evento ha coinvolto adulti, famiglie e bambini, che hanno potuto visitare un cantiere archeologico e partecipare direttamente ad alcune attività». Tutti, ma i bambini con particolare entusiasmo, hanno sfidato il caldo del 24 giugno, provando l’emozione di vivere per un giorno da protagonisti le attività di un cantiere archeologico e di avvicinarsi attraverso l’esperienza diretta alle tematiche della Preistoria sarda e del ricco patrimonio archeologico usinese. «Usini, quindi, si candida ancora una volta ad ospitare la ricerca scientifica - ha sottolineato la professoressa Melis - e nel contempo la sua divulgazione, effettuata attraverso forme e metodi che rispecchiano le attuali tendenze della Public Archaeology, garantiti dall’ambito accademico di provenienza del gruppo di ricerca. Tutte queste iniziative, infatti, rientrano nelle missioni dell’università, in un processo virtuoso che parte dalla ricerca (in questo caso l’indagine archeologica) e attraverso la didattica universitaria e la comunicazione con il grande pubblico, arriva alla società».

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