La Nuova Sardegna

Sassari

«E la sera andavano tutti da Multineddu»

di Manolo Cattari
«E la sera andavano tutti da Multineddu»

Il racconto e i ricordi del leader di Amerindia, argentino, in città da vent’anni «Il market era un punto di riferimento, io credevo che fosse una biblioteca»

22 gennaio 2018
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Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari. Recita così il principio di Cechov, secondo cui se in una storia compare un elemento, quell’elemento ha un significato e una funzione all’interno di quella narrazione. Così inizia il viaggio in Argentina con Carlos: “La vita è come un film: gli elementi li abbiamo tutti fin dall’inizio, ma li comprendiamo solo dopo. Anche dopo tanti anni. Ricordo benissimo a 7 anni la maestra delle elementari che diceva: ricordate quella in alto è la Corsica e appartiene alla Francia quella in basso è la Sardegna che invece è italiana”. In questo modo la Sardegna compare nella storia personale di Carlos, a più di 10000 km di distanza e con un anticipo di oltre 20 anni sul suo arrivo qui da noi.

Seguendo lo stesso principio di Cechov, davanti ad un argentino non resisto alla tentazione e la parola “rivoluzione” è una delle prime che uso... sperando gli dia un significato, sempre che abbia ancora senso parlarne.

Carlos vive a Sassari da 20 anni, dove porta avanti la sua associazione culturale Amerindia, famosa per l’organizzazione di rassegne cinematografiche internazionali. Viene da La Plata, una città a 100 km da Buenos Aires. Indossa una giacca elegante con camicia bianca e al centro una cravatta coloratissima piena di pappagalli blu, rossi, gialli. Istrionica, spettacolare e travolgente, come il suo modo di raccontare che inizia da seduto e finisce in piedi. Alla fine dell’incontro sento come se fossi realmente tornato da un viaggio attraverso le atmosfere di Buenos Aires, passando per le altezze delle Ande, i silenzi della Patagonia e la musica delle cascate Iguazù. Insomma un grande narratore. «Noi argentini siamo così, abbiamo vissuto dittatura, desaparecidos, crisi economica; siamo come lavatrici… sempre in movimento e pieni di vita».

Mi racconta che loro sono un popolo incline a parlare con gli psicologi, perché abituati a mettersi sempre in discussione: «Ogni tanto è importante andare dallo chapista (carrozziere) a farsi sistemare la cabeza (così si dice in Argentina)». Della Sardegna Carlos è rimasto fin da subito affascinato dal cibo, dal pane, dalla solidarietà, dalla cultura agro-pastorale; e ha voluto approfondire sempre di più l’essenza della nostra origine, fatta di sfumature diverse, scoprendo un mondo complesso e affascinante che va ben oltre la bellezza delle nostre spiagge.

Sono tanti i valori che Carlos ha ritrovato e riconosciuto nell’isola: l’amicizia, la compassione, l’incontro sincero con molte persone che gli sono state vicino. Si sorprende di come a Sassari si conoscano quasi tutti e descrive l’atmosfera sassarese con la frase “compare mio, compare tuo, comare mia comare tua”. Insieme all’imprinting positivo della nostra terra, Carlos ha fatto esperienza anche dei sentimenti negativi nelle persone, come l’invidia e la gelosia, specialmente davanti al successo degli altri: «Io ho il dono della comunicazione, se l’universo e la creazione ti danno questo dono… perché non saper riconoscere nell’altro il talento?». Al contrario si è dovuto sentir dire frasi del tipo «Chi è questo qua, venuto dall’altra parte del mondo a insegnarci come fare?». L’invidia blocca!

Perciò oggi più che mai la vera rivoluzione da portare avanti è “l’entregarse” (letteralmente, darsi all’altro). «Il vostro mangiare, il vostro pane, le vostre tradizioni, la vostra accoglienza»; sono questi gli aspetti da offrire e consegnare all’altro, non tanto e solo la bellezza del mare. La nostra cultura. Nei primi mesi a Sassari Carlos sentiva spesso frasi del tipo: «Ci troviamo da Multineddu”, e si chiedeva cosa fosse Multineddu. Immaginava fosse un centro culturale, una biblioteca o una piazza. Non di certo un supermercato!»

L’“entregarse” è la base della “buena onda”, che si riferisce all’energia positiva che occorre coltivare ogni giorno, per affrontare qualunque tipo di situazione, che la vita ci pone dinanzi. Sentire la buena onda è come sposare uno stile di vita nell’anima, sentire di essere e di esistere con il proprio sé, ma è anche un potere speciale che può trovare la sua vera funzionalità soprattutto nella relazione autentica con il mondo, donando un po’ di sè stessi all’altro. Per Carlos è questo l’invito alla lotta da portare avanti, per un popolo a volte un po’ schermato e poco abituato al linguaggio del cuore.

Ascoltando le parole e i racconti di vita che hanno caratterizzato il viaggio assieme a Carlos è stato facile abbandonarsi alla buena onda che emana, in un modo follemente contagioso. Per spiegare e far capire agli amici argentini dove fosse la Sardegna, Carlos era costretto a raccontar loro che era il posto in cui faceva le vacanze Lady D. “Entreguémonos”, noi sardi, sempre più con il mondo! Sentire di essere qualcosa di più dello sfondo delle vacanze della Lady D di turno è il finale più bello di questo film.

Buena onda Carlos.

Argentina 10800 km da Sassari a km 0.

Prossima fermata? Seguiamo la buena onda!



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