La Nuova Sardegna

Sassari

Lite Travaglio-Sallusti in tribunale a Sassari

Nadia Cossu
Lite Travaglio-Sallusti in tribunale a Sassari

Il direttore del Fatto ha querelato il collega per un articolo sul Giornale ritenuto diffamatorio

21 aprile 2018
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SASSARI. In un editoriale pubblicato nell'edizione cartacea del Giornale del 28 novembre 2012 aveva definito Marco Travaglio «gazzettiere amico delle Procure» e «cretino col botto». Per questo Alessandro Sallusti (direttore del Giornale ma anche autore del pezzo) era stato denunciato dal collega (all'epoca vice e attualmente direttore del Fatto Quotidiano) per diffamazione.

Davanti al giudice monocratico di Sassari si è tenuta la prima udienza del processo alla presenza degli avvocati che assistono imputato e persona offesa: Marco Milani per Sallusti e Marco Costa per Travaglio. Il processo si celebra a Sassari perché la prima stampa del quotidiano con il pezzo "incriminato" era uscita dalle rotative del centro stampa di Predda Niedda.

«Nel suo editoriale - scriveva Travaglio nella denuncia - dal titolo "Che ridere, botte tra i pm", prendendo spunto dal vivace dibattito che il suo caso aveva in quei giorni suscitato - Sallusti, attinto da condanna penale definitiva, era stato infine collocato agli arresti domiciliari dove era rimasto fino all'intervento del Presidente della Repubblica che aveva convertito la pena detentiva in pena pecuniaria - scriveva: "...volevano così evitare la vergogna mondiale del giornalista innocente al gabbio, pensavano di chiudere la questione con i domiciliari condendo per di più la cosa come una balla della reggia di casa Santanché al quale potevano abboccare solo due gazzettieri amici delle Procure, come Poletti, della Stampa, e Travaglio de Il Fatto, entrambi cretini col botto».

Travaglio, senza che ci sia bisogno di interpretazioni impegnative, veniva in sintesi considerato dal collega Sallusti come l'organo ufficiale delle Procure d'Italia con l'aggiunta di un «epiteto offensivo» - spiega il direttore del Fatto - considerato che il termine "gazzettiere" «al giorno d'oggi viene usato con valore spregiativo al fine di svilire la professionalità e la serietà di un giornalista, ridotto al ruolo di mero "scribacchino"». Mentre "cretino col botto" «non è altro che il sinonimo di stupido e di imbecille» conclude Marco Travaglio. Da qui la denuncia, l'indagine e il rinvio a giudizio.

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