La Nuova Sardegna

Sassari

Il pecorino 2.0 comunica via wifi quando è stagionato

Il pecorino 2.0 comunica via wifi quando è stagionato

Il progetto dell’ITS Tagss ritenuto tra i più innovativi in Italia Dentro il formaggio c’è un sensore che invia i dati all’app

24 maggio 2018
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SASSARI. Anche il formaggio può diventare smart. col progetto SensingCheese4.0 dell’ITS Tagss di Sassari le forme di pecorino dotate di sensore interno, comunicano via wireless il proprio stato di stagionatura a un’app per il tablet. È un sistema innovativo per capire con estrema precisione quando un formaggio è pronto per essere commercializzato. L’idea è piaciuta molto all’Università Foscari di Venezia che l’ha inserita tra i dieci progetti più rappresentativi del piano ITS 4.0 nazionale promosso del Ministero dell’istruzione. Il prototipo per il monitoraggio in linea e non invasivo della stagionatura è stato realizzato dagli studenti dell’Istituto Tecnico Superiore insieme all’impresa casearia Fratelli Pinna di Thiesi e la startup Primo Principio di Alghero. Al progetto hanno preso parte gli studenti Giuseppe Lupinu, Alessandro Masia, Sebastiano Spina, Simone Saba, Danilo Rubattu, Tania Marrocu, Simone Montisci, Maria Caterina Dore. I tutor sono Alessandro Meloni e Andrea Galante per l’azienda Primo Principio e Gavino Murittu e Giuliano Pinna per la ditta Fratelli Pinna; ha coordinato il progetto didattico il professor Mauro Solinas e Rosanna Arru, direttrice dell’ITS Sassari.

Il laboratorio, partito lo scorso Gennaio, è arrivato alle sue fasi conclusive e ha generato un prototipo chiamato “SensingCheese4.0” capace di monitorare continuativamente e in maniera non invasiva l’umidità interna della forma di formaggio in stagionatura. Il sensore, allocato con un puntale all’interno della caciotta, invia i dati attraverso moderne tecnologie di comunicazione wireless che poi permettono la visualizzazione dei dati attraverso Internet per mezzo di un app dedicata e progettata per il personale tecnico dello stabilimento caseario. Il prototipo è stato inserito dall’Università veneziana tra le best practice dell’ITS 4.0, come esempio di virtuosa collaborazione tra istituti tecnici e aziende, a rappresentare lo spirito e le motivazioni della scuola 4.0.

Tradizionalmente la valutazione del grado di stagionatura del formaggio avveniva in questa maniera. Anticamente si usava la “sgubbia”, una sorta di cavatappi o tassello da formaggio, utilizzato per i prelievi da assaggio. E infatti i nonni lavoravano come veri e propri sommelier del pecorino, capaci assaporare la qualità e la “maturazione” del prodotto. Questi sistemi “faidate” e un po’ troppo soggettivi, sono stati superati dalla tecnologie. Le grandi aziende, come quella dei Fratelli Pinna, tengono sotto controllo la stagionatura attraverso il posizionamento sistematico delle forme in scaffali dove ogni ripiano corrisponde a una temperatura e una “vecchiaia” del formaggio. Man mano che passano le settimane la forma viene spostata di ripiano, sulla base del calendario di stagionatura. Questo però è un sistema standardizzato, che non offre informazioni precise su ciò che sta avvenendo dentro le singole forme. Il SensingCheese 4.0 invece è proprio un occhio interno, che tiene sotto controllo i parametri significativi della stagionatura.

Con queste metodologie che gli ITS si propongono come formazione terziaria professionalizzante in grado di dare risposte ai profondi bisogno di occupabilità. Tali programmi consistono in bienni post-diploma che rappresentano un'alternativa ai percorsi universitari, scommettendo su formazione tecnica e altamente professionalizzante. Nati nel 2010, istituiti dall’articolo 13, comma 2, della Legge 2 aprile 2007, n. 40 si ispirano a esperienze ormai consolidate in altri paesi europei: Fachhocschulen tedesche, Scuole Universitarie Professionali Svizzere, al Brevet Technicien Supérieur o al Diplome Universitaire de Technologie francesi.

«Esperimenti didattici come SensingCheese4.0 – spiega Andrea Galante – pongono l’accento sulla necessità di un ripensamento della didattica, a maggior ragione se si parla di istituti professionali. Il lavoro in squadra, la contaminazione tra tecnologie innovative e mondi manifatturieri, la dimensione di analisi, ricerca, progettazione sono elementi fondamentali nel nuovo mondo del lavoro che ha bisogno sempre più di figure “ibride”, altamente qualificate da un punto di vista tecnico, ma in possesso di capacità trasversali e relazionali, pronte per la gestione della complessità».



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