La Nuova Sardegna

Sassari

Ateneo e Regione contro la “tratta”

di Antonio Meloni
Ateneo e Regione contro la “tratta”

Al Quadrilatero il racconto dei volontari che assistono le giovani sulle strade

12 novembre 2018
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SASSARI. Dalle periferie del mondo alle strade delle città europee per diventare preda delle reti tessute dalla criminalità. Un percorso tortuoso che porta alla schiavitù alimentando un fenomeno riemerso in tutto il suo dramma tra le pieghe nascoste dell’era digitale. È la tratta degli esseri umani e le vittime sono soprattutto donne indifese che nella maggior parte dei casi finiscono sul marciapiede. Fenomeno che, purtroppo, è presente anche a Sassari e i giorni scorsi, nell’aula Segni del Quadrilatero, è stata scattata un’istantanea impietosa. Sul campo, oltre alle forze dell’ordine, c’è una folta schiera di volontari e associazioni che negli anni hanno creato vere e proprie squadre di «prossimità». Nei fine settimana frequentano le zone in cui sono presenti le prostitute offrendo assistenza e supporto psicologico.

«Dopo il 2016, in concomitanza con gli sbarchi – spiega Giustina Casu, presidente dell’associazione Acos – c’è stato un abbassamento dell’età media e l’aumento della presenza di transgender provenienti soprattutto dal Sudamerica». Se dovessimo tracciare un identikit, il profilo sarebbe: straniera, sotto i vent’anni e in stato di sudditanza psicologica. «Il fenomeno per sua natura è difficile da monitorare – prosegue Casu – ma parliamo soprattutto di nigeriane, anche rumene e cinesi, queste ultime, però, in numero inferiore». La maggior parte proviene dall’area Subsahariana, tramite la Libia, e quasi tutte, una volta sbarcate, fanno subito richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato politico. Nelle 35 uscite l’anno, durante i fine settimana trascorsi sulle strade di Predda Niedda, i volontari di Acos parlano con 25 donne per volta e le storie sono tutte terribilmente uguali. In Sardegna operano anche i volontari della Congregazione figlie della carità di San Vincenzo, associazione titolare di un programma denominato «Elen Joy», finanziato dal dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri. Elen e Joy sono i nomi delle prime due donne straniere che nel 2002, quando è stato varato il progetto, hanno varcato, per prime, la soglia di una delle case protette gestite dalle suore vincenziane. Nell’isola ne esistono due fisse, a Sassari e Cagliari, e altre in località, che per ragioni di sicurezza, sono tenute segrete. La lotta alla tratta è un impegno assunto anche dalla Regione che, d’intesa con l'Università, ha organizzato l’evento di martedì a cui ha partecipato una folta rappresentanza di studenti del corso di laurea in cooperazione internazionale.

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