Pietro Sini a Roma racconta la “sua” Nassiriya
Il carabiniere in congedo invitato in Campidoglio per la presentazione del libro di Salvo Colucci
29 novembre 2019
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PORTO TORRES
Il 12 novembre nella sala della protomoteca del Campidoglio, a Roma, l’appuntato dei carabinieri in congedo Pietro Sini è stato invitato a raccontare gli episodi più importanti della sua missione di pace a Nassiriya. L’occasione era dovuta alla presentazione del libro “La mia Nassiriya” del maresciallo Salvo Colucci, dove racconta il suo umore le sue impressioni quando era arrivato in Iraq al comando italiano di White horse: focalizzando le problematiche della missione e le problematiche del territorio. «La mia testimonianza partiva dal nostro rapporto tra cittadini e bambini fino ad arrivare all’ultimo giorno di missione e a quel giorno di festa – ricorda Sini –, per raccontare i progetti che i colleghi non più fra noi avevano programmato». Nella sala della città capitolina c’erano diverse vedove che hanno voluto onorare la presenza dei sopravvissuti di quel giorno infausto, e non sono mancati momenti di vera e pura e commozione e lacrime pensando e ricordando il 12 novembre. Soprattutto i mariti e i padri che non sono rientrati, i sogni spezzati dei militari che stavano in terra straniera per una missione di pace. Pietro Sini a Nassiriya c’era, ha visto morire i suoi commilitoni e i suoi amici. Rimanendo vivo per miracolo, trovandosi dentro un mezzo investito dall’onda d'urto e dalla carica elettrostatica che gli ha impedito di mettere in moto subito il mezzo. Un uomo che non ha comunque esitato a recuperare i corpi e i feriti sotto il fuoco amico. Tanti gli spunti di riflessione durante la presentazione del libro e toccanti i racconti di chi era presente in quella che doveva essere una missione di pace. (g.m.) .
Il 12 novembre nella sala della protomoteca del Campidoglio, a Roma, l’appuntato dei carabinieri in congedo Pietro Sini è stato invitato a raccontare gli episodi più importanti della sua missione di pace a Nassiriya. L’occasione era dovuta alla presentazione del libro “La mia Nassiriya” del maresciallo Salvo Colucci, dove racconta il suo umore le sue impressioni quando era arrivato in Iraq al comando italiano di White horse: focalizzando le problematiche della missione e le problematiche del territorio. «La mia testimonianza partiva dal nostro rapporto tra cittadini e bambini fino ad arrivare all’ultimo giorno di missione e a quel giorno di festa – ricorda Sini –, per raccontare i progetti che i colleghi non più fra noi avevano programmato». Nella sala della città capitolina c’erano diverse vedove che hanno voluto onorare la presenza dei sopravvissuti di quel giorno infausto, e non sono mancati momenti di vera e pura e commozione e lacrime pensando e ricordando il 12 novembre. Soprattutto i mariti e i padri che non sono rientrati, i sogni spezzati dei militari che stavano in terra straniera per una missione di pace. Pietro Sini a Nassiriya c’era, ha visto morire i suoi commilitoni e i suoi amici. Rimanendo vivo per miracolo, trovandosi dentro un mezzo investito dall’onda d'urto e dalla carica elettrostatica che gli ha impedito di mettere in moto subito il mezzo. Un uomo che non ha comunque esitato a recuperare i corpi e i feriti sotto il fuoco amico. Tanti gli spunti di riflessione durante la presentazione del libro e toccanti i racconti di chi era presente in quella che doveva essere una missione di pace. (g.m.) .
