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Sassari

Sassari, malati e lavoratori: una battaglia per tutelare i diritti

di Gianni Bazzoni
Sassari, malati e lavoratori: una battaglia per tutelare i diritti

L’allarme della Cgil: «Le debolezze di un sistema in crisi».  Dai contagi in ospedale ai dispositivi sui luoghi di lavoro

04 aprile 2020
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SASSARI. I diritti di tutti e non solo di alcuni. La salute di chi si ammala e entra nelle strutture sanitarie per cercare garanzie e tutela e paradossalmente si aggrava, e quella di chi lavora e ha diritto ad avere i dispositivi di protezione individuale per evitare di essere contagiato e finire, a sua volta, ammalato.

L’emergenza Coronavirus mette a nudo tutte le debolezze di un sistema che non era preparato e che anche quando ha preso consapevolezza di quanto fosse grave la situazione ha dimostrato purtroppo tutta la sua debolezza. Il problema - visto che il Sassarese è l’area più colpita in Sardegna - non è quello di giocare una sfida “salute contro salute”, ma quella di fare in modo che la valutazione comprenda chi ha il diritto a essere curato e chi ha il diritto a non ammalarsi.

La segreteria della Cgil di Sassari ha rilanciato ieri la questione dei diritti, quelli di tutti. Di chi deve lavorare stando attento e quindi a non ammalarsi, con le dotazioni di sicurezza necessarie. Di chi è già malato e di quanti hanno perso il lavoro o stanno per restare senza occupazione, o non hanno certezza del fatto che quando si potrà ripartire troveranno ancora la loro azienda in attività.

Addetti pulizie. «Spesso sono donne, mogli e madri di famiglia – sottolinea la segreteria della Cgil – la cui azienda in appalto talvolta trasferisce alle committenti le responsabilità dei disagi e delle difficoltà che si manifestano sui luoghi di lavoro. Quanto accaduto a Casa Serena, con l’azienda appaltatrice responsabile delle pulizie costretta a non poter svolgere il servizio a causa delle condizioni delle lavoratrici, positive (2), in malattia e quarantena, evidenzia come e quanto questo tema sia rilevante. Le lavoratrici delle pulizie non sono abituate all’uso di mascherine, in quanto Dispositivi di protezione individuale quasi mai presenti nei Dvr delle proprie aziende. Anche questo è un problema, spesso sottovalutato, l'uso dei Dpi, indossarli e toglierli correttamente non è scontato. Non può essere considerato in modo banale».

Logistica. Ci sono poi i lavoratori della Logistica, i corrieri, i tecnici delle telecomunicazioni, che entrano nelle case e negli uffici e non sempre sono dotati delle protezioni necessarie per decreto o per delibera disposta dal sindaco.

Igiene ambientale. E coloro che operano nel settore dell’Igiene Ambientale, quasi nessuno si occupa. «Vanno ringraziati per quello che fanno ogni giorno – sostiene la Cgil – e bene ha fatto La Nuova nei giorni scorsi a evidenziarne il valore con l’intervista a un operatore ecologico: fondamentale e indispensabile».

Petrolchimico e Fiume Santo. I lavoratori diretti e delle imprese degli impianti dello stabilimento di Porto Torres e della Centrale di Fiume Santo, che garantiscono la fornitura di materie prime e la produzione della energia elettrica. Sono in servizio anche in questa fase, «e permettono a tutti di vivere la vita che stiamo vivendo in questi giorni».

Quelli fermi. Poi ci sono quelli fermi, sono tantissimi, di numerose aziende. «In questi primi 15 giorni i numeri registrati ci dicono che le richieste di accesso agli strumenti di sostegno al reddito sono stati più di 600 che coinvolgono oltre 6mila lavoratori, questo ci dice che le aziende del nostro territorio sono piccole, piccolissime e in quanto tali molto fragili. La maggior parte sono aziende del commercio e del terziario, poi ci sono quelle edili, a seguire piccoli artigiani e le imprese metalmeccaniche, le Cooperative sociali, degli asili, delle scuole materne».

I dati. L’analisi dei dati evidenzia che esistono imprenditori che hanno dato vita a piccolissime aziende e che spesso fanno la stessa attività, nelle quali in totale lavorano 15 persone, con due o tre contratti di lavoro diversi. Imprese edili nelle quali si applicano contratti metalmeccanici. «Un mondo frammentato – sottolinea la Cgil – e dietro ai piccoli numeri ci sono uomini e donne con famiglie. Un mondo del lavoro, impreparato a questa fase, aziende e consulenti del lavoro spesso poco pratici all'uso degli strumenti di sostegno al redditto, con scarsa esperienza, nella gestione delle procedure».

L’assistenza. «Il lavoro di questi giorni è rivolto e concentrato su di loro, il dialogo con i consulenti è costante, fatto di mail e telefonate, spesso più volte al giorno, volto a garantire la tutela dei lavoratori noi, delle aziende loro. Con l’obiettivo comune di avviare le pratiche nel modo corretto. Nella maggior parte dei casi in aziende e per Lavoratori non iscritti al sindacato, per i quali prestiamo la nostra opera senza conoscerli, al solo scopo di garantire loro un sostegno economico. E spesso prendiamo atto di quanto i proclami siano lontani dalla realtà. I portali dell'Inps sono gli stessi che avevamo prima dell’emergenza, sono costruiti e testati per gli accessi che normalmente si realizzano, ma in questa fase il numero dei dati è enormemente più alto. I lavoratori Inps sono sempre gli stessi, sono loro che dopo che le richieste saranno state caricate dovranno elaborarle. Se in condizioni normali, dall'invio dei dati alla liquidazione degli assegni trascorrono anche 40 giorni, come si può pensare e dire, che già il 15 aprile saranno pagate le prime Cigo o Fis?».

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