La Nuova Sardegna

Sassari

Coronavirus in Sardegna: bambini dimenticati, per loro nessuna ripartenza

Silvia Sanna
Coronavirus in Sardegna: bambini dimenticati, per loro nessuna ripartenza

I centri estivi saranno operativi da giugno ma soltanto per chi ha da 3 a 17 anni

19 maggio 2020
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SASSARI. Leggi e rileggi, fai avanti e indietro tra decine di rimandi a tale legge e decreto, ti perdi nella miriade di "visto che", "considerato" e "preso atto" ma alla fine ti arrendi. Dei bambini non c'è traccia: nell'ultima ordinanza della Regione, firmata nella notte tra domenica e lunedì dal presidente Christian Solinas, i più piccoli sono diventati un oggetto misterioso. Compaiono solo alla fine quando si fa riferimento al decreto del presidente del Consiglio Conte. E vince lo sconforto perché si scopre che nulla è cambiato rispetto a quanto già si sapeva: nella fase 2 (o 3 considerato che la prima è iniziata da due settimane), i bambini della fascia 0-3 anni possono andare al parco accompagnati da un adulto, un genitore o un'altra persona incaricata dalla famiglia. Stop: niente asili, niente ludoteche a loro misura, nessuna attività ricreativa in compagnia di coetanei che assomigli almeno vagamente a una scuola e favorisca la socialità. Chi ha meno di 3 anni in Sardegna - ma è un problema comune alla maggior parte delle regioni d'Italia - deve rassegnarsi a restare a casa o a interagire quasi esclusivamente con gli adulti. Un grave errore che provoca vivaci proteste da parte delle famiglie e degli operatori del settore.

E chi ha più di 3 anni? Qualcosa per loro si muove, ma bisognerà aspettare giugno: dal 1 o più probabilmente dal 15 riapriranno i campi estivi e potranno essere utilizzati anche gli spazi all'aperto delle scuole, parchi e giardini pubblici. Il decreto Conte recepito dalla maggiore parte delle regioni, che poco o nulla hanno aggiunto, stabilisce il rapporto numerico che deve esserci tra bambini e operatori a seconda della fascia d'età dei primi: 1 operatore ogni 5 per i bambini della scuola materna da 3 a 5 anni, 1 operatore ogni 7 per i bambini della scuola primaria dai 6 agli 11 anni e 1 ogni 10 per i bambini ed adolescenti dai 12 ai 17 anni. Oltre a questo naturalmente c'è il protocollo da seguire dal punto di vista della sicurezza: troppo rigido secondo alcuni addetti ai lavori, che infatti chiedono di rivedere alcuni aspetti per evitare di scoraggiare i genitori dall'iscrivere i figli. Per i più piccoli il problema neppure si pone perché non c'è nulla: gli asili nido per i quali era stata annunciata la riapertura al momento sembrano destinati a rimanere chiusi con un enorme danno per tutti. Educativo sicuramente ma anche economico: sono tantissime le strutture private che potrebbero chiudere l'attività e non riaprirla neppure a settembre perché non riescono più a fare quadrare i conti.

Gli operatori denunciano di essere stati abbandonati, esattamente come la prima infanzia: lo diranno nella grande manifestazione di protesta in programma per giovedì 21 davanti al palazzo della Regione, anche in Sardegna. Un paio di settimane fa la situazione appariva molto diversa: dalla Regione erano arrivate rassicurazioni sul fatto che la fase 2 per l'isola sarebbe stata una fase 2 anche per i bambini. Sia il governatore Solinas sia l'assessore alla Pubblica istruzione Biancareddu avevano garantito che erano in corso vari incontri per capire che tipo di alternativa offrire ai bambini che non per colpa loro da marzo non frequentano l'asilo o la scuola. Forti sollecitazioni erano arrivate anche dall'Anci, che alla giunta regionale aveva chiesto di impegnarsi subito per realizzare un grande piano a favore dell'infanzia. Invece non è successo nulla. La Sardegna è rimasta ferma. La Regione si è limitata a recepire le indicazioni insufficienti del governo nazionale e che riguardano solo i bambini di età superiore ai 3 anni.

Per i più piccoli, moltissimi dei quali affezionati frequentatori dei nidi già dai 3 mesi di vita, non è stato compiuto il minimo sforzo. Si parla di settembre, della necessità di reperire nuovi spazi per garantire le distanze di sicurezza a scuola, ma i protagonisti sono sempre i bambini più grandi, già scolarizzati. Gli altri, quando finalmente dopo l'estate (speriamo) potranno ritornare all'asilo, rischiano di trovare un bel cartello sulla porta: chiuso per fallimento.

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