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«Bravi i miei ragazzi sono tipi da playoff»

di Mario Carta
«Bravi i miei ragazzi sono tipi da playoff»

Sacchetti: «Domani a Cantù voglio lo stesso atteggiamento»

18 maggio 2013
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SASSARI. «Domani voglio vedere lo stesso atteggiamento, quello che abbiamo avuto oggi sin dall’inizio. Un atteggiamento mentale e fisico positivo sin dall’inizio, quello che ci ha fatto vincere». Meo Sacchetti è sereno, al termine della partita. In sala stampa guarda poco e zero i numeri e punta al sodo, cioé agli uomini, i suoi uomini: «I playoff sono questi. Qui la tattica conta poco, ormai dopo cinque partite in cinque giorni le due squadre si conoscono a memoria. I tecnici possono solo proporre piccoli aggiustamenti – spiega il coach del Banco di Sardegna – ma a decidere sono i giocatori, sono gli uomini in campo».

Che ieri hanno vinto con una grande, grandissima difesa, sin dall’inizio. «E’ stato l’atteggiamento mentale a darci la spinta, una volta conquistati venti punti di vantaggio – prosegue Sacchetti – la partita è stata in discesa. Abbiamo prodotto una gara di grande intensità e l’abbiamo trovata anche da gente che di solito non sempre ha fatto vedere di possedere questa attitudine, come Drake e Travis Diener. Hanno dimostrato che si può fare, che possono farlo pure loro. Ed è stata la vittoria dell’orgoglio, anche, nella giornata giusta».

Con gli uomini giusti e un Gordon in più, in particolare. «Easley stava giocando bene, i quattro falli lo hanno amareggiato. E Gordon ha risposto positivamente». Nella giornata che ha visto i giocatori del Banco dividersi come non mai punti e responsabilità: «La regular season è finita, ora non è più tempo di guardare ai tabellini personali. Ora siamo nei playoff, conta solo vincere, e si vince solo se i giocatori sono da playoff».

Domani a Cantù c’è il primo match-point per il Banco. «Sì, c’è quello che gli americani chiamano elimination game. Andiamo a Cantù per aver lo stesso atteggiamento di oggi, dove il pubblico del PalaSerradimigni è stato ancora una voltas decisivo. Andiamo a giocarcela ricordando che a Cantù sia in gara3 che in gara4 ce la siamo giocata, anche se in gara4 vincere avrebbe avuto del miracoloso. E abbiamo anche fatto degli errori, nel finale. E soprattutto dobbiamo dimenticare il divario nei punteggi: non è quello che conta, adesso conta soltanto vincere. Ma soprattutto cercheremo di riposare: giocare ogni due giorni, viaggiare e prendere tanti aerei ogni due giorni è molto stressante».

E sui viaggi insiste anche Andrea Trinchieri, coach di Cantù. «Due aspetti su tutto, nella nostra sconfitta: l’atteggiamento emotivo in primis. Non abbiamo avuto abbastanza determinazione e risolutezza. E poi, il fatto di non aver messo i tiri da 3 iniziali ha innescato un effetto a catena negativo. Ora per noi è dentro o fuori. Dobbiamo riposare e cercare di rimetterci insieme. Ci proveremo, ma è faticoso giocare ogni due giorni, e viaggiare su e giù per la Sardegna. Neanche nella Nba nelle serie di sette gare si gioca ogni due giorni. Questo comporta delle problematiche fisiche e di tenuta nervosa sconosciute. ’E un test per noi, ma lo è per tutto il basket italiano».

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