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jack devecchi 

«Il basket è un mondo più civile certi episodi sono rarissimi»

SASSARI. Nel basket no, è diverso. Anche se sei sardo. Lo può ben certificare Giacomo Jack Devecchi, capitano e bandiera della Dinamo da ormai 13 anni. Da quando lui, nato a in Lombardia a Sant’Angelo...

28 dicembre 2018
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SASSARI. Nel basket no, è diverso. Anche se sei sardo. Lo può ben certificare Giacomo Jack Devecchi, capitano e bandiera della Dinamo da ormai 13 anni. Da quando lui, nato a in Lombardia a Sant’Angelo Lodigiano, ha lasciato Montegranaro per diventare sassarese e sardo.

«Con la pallacanestro giro l’Europa e l’Italia in serie A ormai da 13 anni e nei campi di basket il razzismo cosiddetto territoriale non esiste, o perlomeno non esiste nei confronti dei sardi – racconta –. Sono inorridito per i fatti di Inter-Napoli ma quello è un fatto che va oltre, che non esiste. Ma da sardo ormai acquisito posso garantire di non avere mai sentito un insulto alla mia squadra e ai miei compagni in quanto sardi. C’è invece ancora il razzismo legato al colore della pelle. Anche nel basket, sì, e anche in posti nei quali giocano atleti di colore. Il basket è uno sport sempre più civile ma purtroppo in qualche piazza qualcosina resta. Sono episodi rarissimi, sempre più isolati ma ci sono. E fanno male». Per il resto, contro la Dinamo dagli spalti neanche un “terroni”. «No, niente di tutto ciò – conclude Jack –. Gli sfottò ci sono e fanno parte del gioco, purtroppo, ma gli insulti quando ci sono sono quelli... classici. Se la prendono con mogli, parenti e genitori ma non si va oltre».

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