SASSARI. «Non chiedetemi se la Dinamo è tagliata a mia misura o se mi calza a pennello, perché in questa fase della stagione tutti sono estremamente ottimisti, ma io preferisco non dire banalità». Allegro, frizzante ma non troppo, estremamente voglioso di stare in campo con i suoi ragazzi. Gianmarco Pozzecco si tuffa nella “fase3” del ritiro della Dinamo – la più importante – alla sua maniera.
Costruire qualcosa. «Ogni anno quando inizia la stagione c’è sempre grande ottimismo – prosegue Pozzecco –, in qualsiasi squadra. Leggo le dichiarazioni dei miei colleghi e dei giocatori e non è che io voglia comportarmi per forza diversamente dagli altri, ma se ora dico che tutto è perfetto poi diventa quasi ipocrita lamentarsi. Voglio invece prepararmi non dico al peggio, ma a situazioni sulle quali dovremo magari intervenire o lavorare con una certa attenzione perché funzionano poco. Ma i giocatori che ci sono li abbiamo comunque noi, cercavamo elementi di un certo tipo e non possono non riconoscere che mi sembrano già coinvolti. Li vedo vogliosi di costruire qualcosa: e questa sarà la chiave di volta della nostra stagione».
Responsabilità&condivisione. In casa Dinamo tutti devono sentirsi responsabilizzati e ognuno deve avere il proprio ruolo. «Da questo punto di vista mi viene in mente Marco Spissu – sottolinea il coach –. Qualcuno pensa che le nuove e maggiori responsabilità gli possano mettere addosso una certa pressione. E invece lui la sta vivendo nel modo giusto, con grande condivisione e con gioia. Marco quando si sente responsabilizzato lavora meglio».
Lavoro&divertimento. Per raccontare la sua filosofia, il coach biancoblù va dritto al cuore della questione. «Lavorare e divertirsi non è una cosa da “cazzari” – dice –, anche se nel mondo dello sport qualcuno pensa che la goliardia sia sinonimo di poca professionalità. Invece secondo me è l’opposto, a patto che ci sia l’equilibrio giusto tra le due cose. Abbiamo scelto giocatori che siano capaci di gestirsi in un contesto in cui ci si diverte ma si fa tutto con una tremenda professionalità. Non è una cosa semplice, ne parlo spesso con lo staff: ci sono persone che sono professionali ma che non sono coinvolte : ci sono giocatori molto professionali che però non riescono a divertirsi. A me piace invece abbinare il lavoro fatto in una certa maniera con l’allegria e il divertimento. Abbiamo la fortuna di avere diversi giocatori che hanno questo tipo di atteggiamento: il primo è Jack Devecchi, sia per carattere che per l’esperienza e l’età, che ti portano a saper vivere lo sport in una certa maniera. E l’altro è Stefano Gentile. Faccio molto affidamento su entrambi per gestire nello spogliatoio questa mia filosofia».
La lingua dello spogliatoio. A proposito di gruppo, dopo anni di solo inglese, tornerà l’italiano. «Sono pochissimi ormai gli spogliatoi in cui non si parla inglese, ma noi abbiamo tanti giocatori italiani, e c’è Bilan che parla già lo spagnolo e come tutti i balcanici è molto portato per le lingue. Faremo in modo di aiutare gli altri, magari mischieremo le lingue: l’importante è che io riesca a farmi capire dai giocatori». Altrimenti sono guai seri.
«Voglio una Dinamo che parli la mia lingua»

Le prime impressioni di coach Pozzecco sulla squadra appena assemblata «Il mio giocatore ideale? Ha grande professionalità e si sa anche divertire»