La Nuova Sardegna

L’arte eroica del biliardino

Giovanni Dessole
Rok Stipcevic
Rok Stipcevic

La “virgoletta” di Stipcevic, il gioco libero di Soriga e le rullate proibite

10 luglio 2016
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SASSARI. Da Silanus a Lodè, da Alghero a Cagliari passando per Terralba, Sassari e, in generale, per tutti i piccoli e grandi centri della Sardegna. Fra oratori, bar, club e case private. C'è sempre spazio per un biliardino, c'è sempre tempo per una partita a calcio balilla. Due squadre, due persone per squadra, otto stecche, ventidue giocatori in campo. Biliardino come immortale passatempo estivo, come fenomeno aggregante (vedi Csi Day in piazza Tola, Ateneika o torneo organizzato dagli studenti della terza media di Silanus), come veicolo di trasmissione della cultura. Nel 2015, ai Mondiali del PalaRuffini c'era un sassarese, Roberto Panai, nella squadra azzurra. Olbia ha giocato per tante stagioni in serie A, Azzanì è paese in cui il biliardino è un culto mentre a Sorso, da poco, sono arrivati due campi da gioco professionali.

Dopo l'exploit capitolino, con il cafè libreria Giufà ad abbracciare la nascita del "Biliardino Letterario", l'idea di Giovanni Peresson è stata replicata sull'Isola, al Caffè Letterario Babeuf di Cagliari, alla libreria Cyrano di Alghero, giusto per citare alcune delle location ospitanti. L'abbonamento libri/biliardino ha caratterizzato anche alcuni festival, da “Sulla Terra Leggeri” a ”Florinas in Giallo”: momento di svago e relax, in cui tutti si sentono coinvolti.

Le regole? Coppie miste, costo iscrizione pari a un libro il cui titolo dà il nome alla coppia, si gioca di prima. Questione di "gambe", di gancetti e virgole, di gol dalla mediana che valgono o non valgono, di sponde e d'angoli di tiro. La rullata, invece, è bandita ovunque, concessa solo ai più piccoli e agli esordienti in fase di apprendimento. Il biliardino è una questione di etichetta, di tattica e di grammatica. Due scuole di pensiero a confronto, che qualcuno riduce al solo contrasto fra il paese e la città, ma che invece allargano il campo di un discorso che nessun dizionario è in grado di risolvere in maniera definitiva: si gioca con la virgola, o si gioca di prima? Questione di sfumature, di punti di vista.

La “virgola”, il gancetto, è la cosiddetta arte del passaggio, quello che trasforma gli immobili e inespressivi omini rossi e blu in maghi del fraseggio. La palla viaggia a velocità siderale fra le stecche, scivola sul fondo in vetro del biliardino mentre fra finte e controfinte, messe in campo dal giocatore in carne e ossa e da quello in plastica, il rumore secco e sordo della pallina che entra in porta celebra il successo, la perizia, il gesto tecnico, la virgola. Il gioco di prima per alcuni - i detrattori - è questione di fortuna: non c'è spazio per il doppio tocco, non c'è spazio per gli interminabili secondi che separano lo stop del boccino dal tocco decisivo, il controllo avviene al volo e ogni singolo giocatore della stecca risponde solo di sé stesso. E della mano che lo guida.

Accade così che Rok Stipcevic, playmaker croato della Dinamo Basket Sassari, imbracciate le stecche, si dichiari maestro dell'arte e teorico del gancetto e della virgola: «Per prima cosa vorrei dire che non c'è nessuno a Sassari che possa battermi al biliardino - sorride il regista della Nazionale della Croazia che a Torino ha affrontato l'Italia nel Preolimpico -. Importante è rispettare il divieto assoluto di rollata. Con virgola o di prima? Non ho dubbi: ci sono giocatori che giocano insieme ed è chiaro che si devono passare la palla, è uno sport di squadra, ci deve essere collaborazione tra loro - prosegue -. Il colpo migliore? Il passaggio fra i due difensori con tiro finale».

La risposta è affidata allo scrittore isolano Flavio Soriga, fermo sostenitore del gioco di prima: «Discutere se a biliardino si gioca di prima o a "passetti" equivale a una ipotetica ma per fortuna impossibile discussione sull'opportunità di far segnare, a calcio, gli attaccanti con le mani. Detto questo, siccome bisogna prendere atto della realtà fuori dall'Italia, dico che la barbarie ha vinto e giocano tutti con le virgolette. Giocare di prima ti costringe alla velocità, che è sempre anche poesia, ricerca dell'intuizione, invenzione di una finta, di una traiettoria che tutti credono impossibile. Con le virgole non succede: è tutta tecnica». Inutile, si è di nuovo punto e a capo, in attesa di una prossima risolutiva sfida sardo croata a calcio balilla.

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