La Nuova Sardegna

Patrizia Valduga chiude Il Capodanno dei poeti

di Piero Marongiu
Patrizia Valduga chiude Il Capodanno dei poeti

A Seneghe in scena anche Mariangela Gualtieri, Stefano Battaglia e il cantautore Bobo Rondelli

04 settembre 2016
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SENEGHE. Si chiude oggi col botto l’edizione 2016 del “Cabudanne de sos poetas”, che continua a regalare emozioni forti: alle 18.30, in Piazza dei Balli, appuntamento con Patrizia Valduga, Mariangela Gualtieri e Stefano Battaglia, il cantautore Bobo Rondelli e i racconti della buonanotte proposti da Sibode dj.

Venerdì sera le emozioni sono arrivate da Paolo Nori e dai Barrakhas Epos. Nori, ospite prima con il suo libro “Repertorio dei matti della città di Cagliari”, per oltre un’ora ha catturato l’attenzione del pubblico leggendo, con l’ironia che lo contraddistingue, alcune pagine di La Svizzera, un’operetta uscita nel 2010 per il Saggiatore. Nel clima di totale empatia creatosi nella piazza tra pubblico e artisti, le emozioni hanno raggiunto vette davvero elevate con il concerto racconto per voce, basso, violino, fisarmonica e chitarra, proposto in anteprima nazionale dai Barraka Epos, intitolato “A rapporto”, ideato da Pino Martini e Umberto Fiori (rispettivamente basso e voce degli Stormi Six). Dieci canzoni ispirate a episodi tratti dai libri di Emilio Lussu: “Un anno sull’altipiano” e “Marcia su Roma e dintorni”. La formazione dei Barrakha Epos, con Pino Martini e Umberto Fiori, si completa con il violinista Maurizio Dehò (compagno di strada artistico di Moni Ovadia), Francesco Zago (chitarra) e Nadio Marenco (fisarmonica). I testi presentati dalla Band, tutti di grande impegno politico e sociale, seguendo lo spirito di questa edizione del Festival seneghese, parlano “A voce alta” di fatti ed episodi, alcuni, nella loro tragicità, particolarmente grotteschi, accaduti durante la Prima Guerra Mondiale. A venirne fuori male è la retorica vuota e rigida dei comandanti dei sassarini, gli attacchi notturni a suon di tromba voluti dal comandante della Brigata costati la vita a molti fanti, e l’apoteosi dell’idiozia, quella degli alti comandi, che imponevano sperimentazione di mezzi protettivi ridicoli, come le “corazze Farina”: una specie di scafandro antiproiettile che avrebbe dovuto proteggere gli assaltatori dal fuoco nemico, che, invece, condannò a morte decine di soldati.

Ieri mattina la scena è stata tutta per Antonio Lotta, stimatissimo musicista locale, intervistato dal giornalista Giacomo Serreli. Poi, nel pomeriggio, a catturare l’attenzione del pubblico ci ha pensato la poetessa e scrittrice curda Bejan Matur, intervistata da Lea Nocera e la sera il concerto di Ernst Reijseger e “Su Cuncordu e Tenore” di Orosei.

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