La Nuova Sardegna

Seneghe, la forza rivoluzionaria della poesia

di Daniela Paba
Seneghe, la forza rivoluzionaria della poesia

Il festival “Cabudanne de sos poetas” si è chiuso con i versi potenti di Mariangela Gualtieri

07 settembre 2016
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SENEGHE. Quando la letteratura non basta più, arriva la poesia. Per questo la traduzione poetica è una forma di ecologia della mente, costituisce un baluardo contro la letteratura di plastica ma richiede ascolto assoluto e disposizione etica. Franco Nasi, docente di traduzione all’Università di Modena, riassume così il senso di un operare appassionato e silenzioso al pubblico mattiniero di Seneghe. E per dimostrarlo cita Pinocchio, cui Geppetto aveva dimenticato di fare le orecchie: «Quando gli cresceranno quelle d'asino, comincerà ad apprendere». Ma cosa bisogna tradurre: il senso, la metrica, il ritmo? Nasi avverte di non confondere il metro e il ritmo, dice quali errori evitare e quindi chiede a Mariangela Gualtieri di recitare “E non lo so dire”.

La mattina di domenica Luca Sossella, editore di poesia da più di trent’anni, ricorda che l'arte è un atto creativo «L’autolimitazione di Dio quando progetta il mondo: lì l’artista si deve esiliare». Al suo fianco Andrea Amerio, editore di Nottetempo, racconta l’idea di una bibliodiversità, iniziata nel 2006 con la collana il Pesce d’oro di Scheiwiller e proseguita fino al 2012 quando avvenne la morte «assistita e studiata a livello biologico» delle pubblicazioni d’arte che hanno fatto la storia. «La biodiversità della poesia è un pericolo contro il potere che vuole togliere senso alle parole, costituisce un controveleno» spiegano. Compito dell’editore è condurre fuori una voce sconosciuta e quella che sta pubblicando Amerio appartiene al poeta siriano Faraj Bayraqdar, che ha scritto di nascosto, durante quindici anni di detenzione nelle prigioni di Assad, sulle cartine delle sigarette.

Se il futuro dell’editoria si allontana da Gutenberg e da Manuzio per tornare nell’alveo dell’oralità, il coraggio di cercare nuovi lettori richiede di prepararsi in modo assoluto e credere «come Pinuccio Sciola che i semi di pietra possono fecondare la montagna». Quindi Sossella estrae dal suo archivio elettronico la voce di Manganelli e quella di Flaiano. Il Cabudanne di Seneghe custodisce il mistero per cui Mariangela Gualtieri, accompagnata da Stefano Battaglia al piano, sullo sfondo porpora della chiesa romanica officia un rito di dimensione cosmica, recitando i colori. Lo stesso mistero per cui voce e versi di Piero Ciampi risuonano assoluti nel canto di Bobo Rondelli anche quando la musica tace.

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