La Nuova Sardegna

La storia di Sardegna, il lungo racconto della nostra isola: una culla di Stati

di Angelo Castellaccio
La storia di Sardegna, il lungo racconto della nostra isola: una culla di Stati

Dal 27 ottobre con “La Nuova Sardegna” il primo di otto volumi, visione innovativa di Francesco Cesare Casula

27 ottobre 2017
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Esce a poco più di 20 anni di distanza una rinnovata edizione de “La Storia di Sardegna” di Francesco Cesare Casula, illustre docente universitario formatosi alla scuola cagliaritana di Alberto Boscolo. Specialista dei rapporti tra Sardegna e mondo iberico in ambito medioevale, Casula ha progressivamente ampliato-spostato l’orizzonte dei propri interessi culturali, muovendo dalla ricerca storica tradizionale per approdare alla storiografia, ovvero l’interpretazione di queste vicende, il che è una questione soggettiva, personale, ed in quanto tale può svilupparsi diversamente: per periodi (Storia Medioevale), tematiche (Storia economica), o riferirsi a un territorio (Storia della Sardegna).

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Una nuova interpretazione

Il traguardo è dato dal volume “La terza via della storia”, originale linea di interpretazione della Storia che nella ricostruzione delle vicende del passato prescinde dalla localizzazione territoriale, dal rapporto Storia-Geografia e dalla suddivisione della Storia in periodi, per focalizzarsi sullo studio delle istituzioni statuali, che vanno seguite nel loro cammino fin dalla nascita, al di fuori ed oltre la scansione cronologica con cui anacronistici programmi scolastici ed accademici ministeriali prevedono l’insegnamento della Storia e si redigono i manuali in uso nelle scuole. È un salto di qualità che lo ha portato ad affrontare problematiche di largo respiro, di valenza primaria o generale, quale compaiono appunto ne “La Storia di Sardegna”, dove ad abundantiam traspare il suo modo di interpretare la Storia, che è dato dalla “ricostruzione primaria degli Stati che si sono formati sull’isola nel corso del tempo dopo l’Evo Antico”.

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Il posto dell’isola nella Storia

“La Storia di Sardegna” non è solo un’originale ed interessante excursus sulle vicende di un’isola quali se ne conoscono per altre regioni italiane e la stessa Sardegna (queste sono le res gestae, come dice il Casula); queste fungono infatti da indispensabile contorno per l’analisi delle istituzioni statuali specifiche di questa terra che, in quanto tali, esulano dal contesto delle pur apprezzabili storie locali meritando di comparire nel più variegato panorama della Storia generale. È soprattutto su queste istituzioni che si concentra l’attenzione del Casula, trattandosi di tematiche di valenza primaria che definiscono l’identità della Storia della nostra isola e che – non comparendo in questa veste nelle altre ricostruzioni della Storia della Sardegna finora edite (che in dipendenza di questi limiti solo raramente hanno avuto la fortuna di trovare citazione o figurare, anche di sfuggita, nei manuali di Storia in uso nelle scuole dell’obbligo o anche più) – ne fanno un unicum, non solo nelle diverse Storie della Sardegna fino ad ora conosciute ma, come si vedrà, nella stessa Storia d’Italia.

Giudicati: i primi stati sardi

Poiché la prima vera istituzione statuale di matrice isolana, propria ed esclusiva della Sardegna, viene individuata nei quattro Regni giudicali, o Giudicati (termine usato nella storiografia corrente), che si realizzano approssimativamente intorno al 900 d.C., è evidente che tutta la storia pregressa, non possedendo caratteri di statualità, perde valore agli occhi dell’autore, risultando illustrata piuttosto sinteticamente se pure non elusa.

Oltre la scansione delle date

Ma è la canonica, tradizionale scansione temporale in periodi della Storia della Sardegna ad uscire stravolta da questa nuova concezione, con modifiche che, per chi la fa propria, impongono una seria revisione su quanto finora conosciuto o, per certi autori, scritto. Si tratta di un conseguenza che, è evidente, non è facile da accettarsi, risultando piuttosto difficile (ri)mettere in discussione le conoscenze assimilate nelle letture precedenti.

Ebbene, la periodizzazione delle vicende isolane quale ne discende presenta le seguenti fasi: Evo Antico Sardo (dal 1000 a.C. circa al 900 d.C. circa, periodo di nascita dei Regni giudicali); Evo Medio Sardo (dal 900 d.C. circa al 1420, fine del Regno o Giudicato di Arborea, ultimo Stato isolano); Evo Moderno Sardo (dal 1324/1420, affermazione del Regno di Sardegna, al 1861, cambio del nome dello Stato sardo in Regno di Italia); Evo Contemporaneo Sardo (dal 1861 ad oggi).

Una strada lunga 3 mila anni

È un cambiamento sostanziale che si riverbera sulla suddivisione dell’opera, articolata in otto volumi. La narrazione degli avvenimenti, approssimativamente tremila anni di storia sarda, si snoda nel primo volume “Dall’età nuragica all’epoca bizantina”, prescindendo volutamente dalla Preistoria.

Evo Antico Sardo è definito questo lungo periodo di circa duemila anni che arriva fino alla nascita dei Regni giudicali partendo dalla fase media dell’Età nuragica per passare alla presenza dapprima fenicia e quindi punica, poi a quella (lunga) romana ed alla breve parentesi vandalica, infine a quella bizantina.

Pur presentando aspetti e tratti distintivi importanti (religiosi, artistici, economici, diboscamento di vaste aree per favorire l’agricoltura, grandiose realizzazioni di strutture idriche ed infrastrutture tuttora utilizzate, quali strade e ponti di matrice romana), questo lungo periodo è tuttavia privo di istituzioni e caratteri amministrativi di valenza statuale in quanto riverbero di istituzioni nate e sviluppatesi altrove, che nulla hanno dunque a che vedere con la Sardegna.

Roma e l’ eredità bizantina

Per spiegarci meglio: anche se non è raro vedere in Sardegna resti di maestose costruzioni di epoca romana (anfiteatri, acquedotti, quanto rimane di un tessuto viario costruito per finalità militari ma reiteratamente utilizzato in periodi successivi per finalità mercantili o rispondere ad esigenze di spostamento quali, ad esempio, la transumanza, o un semplice viaggio attraverso l’isola lungo la a Karalibus Turrem, la spina dorsale della rete stradale che fino a qualche decennio or sono ha costituito la base su cui si è innestata la Statale 131 Sassari Cagliari), è innegabile che il meglio di sé lo Stato romano lo abbia dato a Roma, non in una delle sue tante “provincie”, articolazioni amministrative territoriali sulle quali si incardinava l’amministrazione dello Stato, repubblicano od imperiale poco importa.

Quanto detto vale, ma in misura inferiore, per il periodo bizantino, che della sua pluricentenaria presenza in Sardegna ha lasciato importanti impronte nella sfera religiosa ed in ambito militare, nell’avvio di tradizioni, usi e costumi ed infine in toponimi ed una molteplicità di fitonimi.


 

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